Angelica Grippa | |
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Parliamo della sua esperienza a tinte rossoblù: veniva dal Foggia, come mai fece questa scelta?
Prima di tutto perché mi cercarono a fine campionato, conoscendo la grande storia del Taranto a livello calcistico, accettai subito. Molti amici avevano giocato qui e mi parlarono di una piazza molto valida, con un pubblico davvero importante.
A Taranto ha disputato tre stagioni: com'era quella squadra, e come ha vissuto quei campionati?
Una delle squadre più forti della sua storia, soprattutto l'ultimo anno. Era il Taranto di D'Addario, il primo anno non facemmo benissimo ma ci salvammo, nell'ultima stagione vincemmo il campionato ma fummo penalizzati. Un organico pazzesco che registrò tanti record, a livello di vittorie anche in trasferta.
foto Luca Barone
L'obiettivo più alto che ha raggiunto quella squadra?
L'ultimo anno, quando vincemmo il campionato, perché sulla carta fummo noi i vincitori, senza i punti di penalizzazione.
Le sembrò accogliente l'ambiente tarantino, e com'era il rapporto con la tifoseria?
La città di Taranto è molto calda, tanti abitanti che vivono di calcio. Ti esaltano e stimano se tutto va bene, se le cose iniziano ad andare male senti la pressione, è il rovescio della medaglia. Credo sia un ambiente per calciatori che vogliono fare esperienza e che sanno gestire bene la pressione, altrimenti è quasi impossibile giocare qui.
Il momento più emozionante della sua carriera calcistica?
Ce ne sono tantissimi, ne ricordo uno legata a Taranto, una partita bellissima in trasferta a Reggio Emilia, vincemmo all'ultimo minuto contro la Reggiana. Eravamo primi in classifica e quando siamo tornato c'erano forse 2000 persone che ci aspettarono allo Iacovone. Come ricordo un rigore che parai al novantesimo, che ci regalò i play-off nella mia seconda stagione a Taranto.
foto Luca Barone
Quali erano le sue doti da portiere?
Non so rispondere, le dico che fra i pali era abbastanza bravo e anche con i piedi.
In seguito ha scelto di fare l'allenatore: com'è maturata questa scelta?
È stata una scelta cresciuta dentro di me a fine carriera, osservavo il lavoro che facevano i preparatori e l'ho desiderato. Per fortuna ora sto facendo ciò che più desideravo.
Infatti lei è preparatore dei portieri della società del Casarano. Com'è nata questa opportunità e come si trova in questa realtà?
Grazie ad un ex calciatore del Taranto, mi offrì questa possibilità e per fortuna ho trovato una grande società, molto seria. Ha costruito un progetto importante, devo ringraziare il presidente che mi ha scelto per ricoprire questo ruolo, come lo staff tecnico che mi hanno riservato una magnifica accoglienza. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, abbiamo vinto tutto quello che potevamo vincere in questa stagione. Ringrazio tutti per questo.
Non solo gli aspetti puramente tecnici, quali altri valori cerca di trasmettere ai ragazzi?
Questo è l'aspetto più importante, oltre allo studio della parte tecnica serve tanto avere avuto esperienza. Ho giocato nel professionismo e mi rendo conto delle difficoltà di un ragazzo, o riesco a capire perché un portiere in un match ha fatto male. Ho allenato due portieri di 19 anni, so cosa fare dopo una partita che non è andata benissimo perché ho vissuto quelle stesse situazioni.
Segue ancora il Taranto, cosa pensa di questa stagione appena conclusa?
Si, dispiace perché Panarelli ha allenato un buon gruppo, disputando un buon campionato. Perdere una finale play-off in quel modo è stato davvero brutto, il mister è stato il primo a rimanerci male, non lo meritava per il campionato che ha fatto,è un mio ex compagno. Spero che si crei un progetto valido, da ora si pongono le basi per il prossimo campionato, non da gennaio.