TARANTO FC

Anita Carelli, 'A Taranto si pensa più a distruggere'

Intervista alla figlia dell'indimenticato Presidente Donato
   Marcello Fumarola

14 Maggio 2019 - 22:24

Tempo di lettura: 3 minuti

7 anni fa, a causa di un tragico incidente stradale, ci lasciava Donato Carelli, indimenticato Presidente di un Taranto dei record in serie C che ha fatto sognare la tifoseria ma che ha avuto sicuramente più delusioni che gioie dalle sue esperienze rossoblu.
Lo stesso Carelli "creatore" dell'Ippodromo Paolo VI che ha dato lustro a questa città che ha vissuto, grazie a quella splendida struttura, serate di assoluto rilievo nazionale.

Abbiamo voluto parlare del Donato Carelli uomo, imprenditore e padre con la figlia Anita Carelli che ci ha regalato, con grande sincerità e schiettezza, il suo ricordo (ancora vivissimo) del padre.

"Donato Carelli era un uomo normale; amava le donne tanto che, dopo la nascita di mia sorella Milva, non voleva altri figli e quando, dopo 9 anni, nacqui io, tirò un sospiro di sollievo quando seppe che si trattava di un'altra "femminuccia".
Sempre giocoso e allegro, credeva molto nell'amicizia tanto che, i suoi, erano amici "storici", come il questore Eugenio Introcaso.
Una delle sue peculiarità era quella di trovare sempre una soluzione...a tutto.
Come padre non era mai invadente tanto che non avrebbe mai riconosciuto la mia camera da quella di mia sorella; sapeva dare e darci fiducia e rispetto ma allo stesso tempo lo pretendeva da noi e da tutti.
Decisamente diverso il Carelli imprenditore: uomo che aveva delle regole ben precise tra le quali: 1) Se vuoi controllare, devi arrivare sempre prima degli altri;
2) Per comandare, devi prima saper fare;
3) Non portare mai "mazzate" a casa.
Soprattutto su questo punto si realizzava il suo non voler fare mai alcuna distinzione, agevolazione o preferenza per noi figlie che abbiamo sempre dovuto guadagnarci ogni cosa".

In quegli anni la città viveva momenti di sport intensi. Il calcio, l'ippica ma in seguito anche il volley ed il basket. Come ti spieghi questo prolungato periodo di apatia? Mancano gli imprenditori come tuo padre, è un problema politico, di strutture. Qual è il tuo pensiero in tal senso?
"Non credo sia un problema politico o imprenditoriale; i ragazzi, a livello mondiale, fanno sempre meno sport.
A Taranto, nel particolare, le scelte per i giovani sono state per lunghi anni un posto all'Ilva o il saper giocare a calcio.
Non esiste, a tutt'oggi, la capacità di diversificare le scelte, non c'è spirito di competizione; si tende più a distruggere o denigrare che a costruire ed apprezzare; spesso non si riescono a valorizzare le potenzialità che abbiamo. Succede anche con il nostro Ippodromo, struttura di riferimento a livello europeo ma che molti Tarantini ignorano."

Cosa pensa che avrebbe fatto, oggi, Donato Carelli di fronte all'incapacità della squadra e delle varie società di calcio di risalire dalla serie dilettantistica?
"Non avrebbe fatto assolutamente nulla.
Papà amava la sua città ma ne era stato profondamente ferito, tanto che non viveva più a Taranto ma ci tornava solo nel fine settimana.
Oggi è bello sentir parlare di mio padre come un "grande Presidente" ma, all'epoca, si è voluto colpire l'uomo e alla fine ne ha pagato molto più la città, quella stessa città che gli aveva voltato le spalle accusandolo ingiustamente; per fortuna c'è sempre stato l'Ippodromo, sua consolazione e "cura di ogni ferita".
Ma la delusione per quanto accaduto era tanta e quindi ribadisco che non sarebbe mai più accorso al capezzale della squadra di calcio".

Nelle parole di Anita Carelli, chiare, dirette e perentorie, non emerge solo la descrizione dell'uomo Donato Carelli, ma ancor più l'eredità morale che "il grande Presidente" ha lasciato alla sua famiglia.

E noi non possiamo che ringraziarla...

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