LE VOCI DI MRB.IT

Picerno, il valzer dell’ipocrisia

Nelle parole della società lucana il peggio della comunicazione
   Roberto Orlando

24 Aprile 2019 - 08:17

Tempo di lettura: 5 minuti

QUELLO CHE È SUCCESSO - tre giocatori del Taranto sono stati colpiti da almeno uno stewart armato di cazzottiera in ferro e hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche in ospedale. Lo stewart, con pettorina gialla, faceva parte del servizio di sicurezza organizzato e gestito dalla società del Picerno. Fatti incontestabili, che riportiamo casomai qualcuno se ne dimentica.

COSA HA DETTO IL PICERNO – nella serata del 18 aprile la società del Presidente Curcio ha rilasciato un comunicato stampa (testo completo) nel quale spiegava che “il giocatore del Picerno, Simone D’Alessandro, era stato colpito senza un motivo dal calciatore del Taranto Antonio Croce”, circostanza sbugiardata dalle immagini e dal giudice sportivo. Nello stesso comunicato addirittura si legge che “la società non è a conoscenza di aggressioni o di tutto quanto in queste ore sta circolando”. Sarà stata la concitazione del momento, ma non sapere quello che è successo significa essere davvero su un altro mondo, visto che il gioco è stato interrotto per oltre mezz’ora e il personale medico ha dovuto prestare le prime cure a tre giocatori del Taranto. Il comunicato si chiude col beffardo “ci godiamo un momento storico per tutti”.

Più presente al mondo reale invece il DG Mitro, che nelle sue dichiarazioni post-partita (leggi qui) pone almeno il dubbio che qualcosa possa essere successo: “se qualcuno ha sbagliato chiedo scusa a nome di tutti”.

SI CONTINUA A NEGARE - Il giorno dopo, a mente fredda e con l’ausilio delle immagini televisive, si sarebbe potuta fare una riflessione più conscia, ma ci ha pensato l’avvocato Vizzino (leggi qui) a proseguire sulla linea societaria, con zero parole di solidarietà ai giocatori aggrediti da uno sconsiderato. Il legale della società lucana, invece, dichiara che “si sta provando ad oscurare in maniera anche tanto superficiale e artefatta una giornata di festa” e che “si sta amplificando e strumentalizzando con notizie anche poco veritiere”. Rincara la dose, l’avvocato Vizzino, dicendo anche che la tenuta violenta l’hanno tenuta i giocatori del Taranto. Si vede che ancora, 24 ore dopo l’accaduto, non aveva ancora visto le immagini televisive o letto i commenti social degli aggressori...

A fare eco all’Avvocato Vizzino ci ha pensato la società, che giorno 19 stesso emette un altro comunicato stampa (qui), sviando il focus del problema. “La società del Picerno rimanda al mittente ogni accusa mossa nei confronti dei colori rossoblù” scaricando addirittura la responsabilità del servizio d’ordine, dichiarando che “Se qualcuno si è reso responsabile di qualcosa di simile, saranno gli organi preposti -che erano presenti- eventualmente a giudicare e fare chiarezza. Non possiamo assolutamente tentare di fare una ricostruzione dei fatti perché non abbiamo assistito a quanto scritto da testate giornalistiche e addetti ai lavori”. Se è vero che i valori sbandierati dalla società picernese sono quelli di rispetto, educazione e disponibilità, sembra stridere la mancanza di volontà di apertura alla chiarezza. In fondo, l’aggressione è accaduta a casa loro, dove mai “in tantissimi anni (omissis) la società è stata punita o multata”. La forza di essere la rispettosa, seria e accogliente società di cui ci si vanta sembra davvero venire meno...

PAROLA D’ORDINE, RIBATTERE - Passate Pasqua e Pasquetta, dopo un comunicato dei giocatori del Taranto, umiliati e colpiti nel fisico e nell’animo, non è mancata la nuova, tempestiva risposta dei rossoblù lucani. I tesserati jonici hanno dichiarato semplicemente che “Ciò che è avvenuto è assolutamente inaccettabile così come il comportamento della stessa società Az Picerno e dei suoi dirigenti che dopo la partita, con un comunicato ed interviste varie, hanno cercato di far passare noi giocatori del Taranto come teppisti o picchiatori, affermando che tutta la situazione era iniziata per un’aggressione di Antonio Croce ai danni di D’Alessandro, giocatore del Picerno con la maglia numero 7 che, com’è possibile vedere dalle immagini, si trovava ancora nel recinto di gioco al momento del parapiglia”. Basta rileggere i comunicati e le interviste sopra riportate per avere la certezza di quanto affermato dai giocatori rossoblù. E invece no, il Picerno (qui) si dissocia per l’ennesima volta dalla violenza (che, leggendo e rileggendo tutti i comunicati e le dichiarazioni dei lucani, ancora non si è capito chi e come abbia potuto generare un comportamento violento. Sarà che non è mai avvenuto niente?) e ritiene “belligeranti nonché offensive” le dichiarazioni dei giocatori rossoblù. Davvero parole sfacciate, utili soltanto alla difesa di una linea comunicativa che nega l’evidenza dei fatti e scarica nel nulla le proprie responsabilità.

Premettendo che tutto l'accaduto e ciò che sta avvenendo in questi giorni è davvero molto triste ed umiliante per il gioco del calcio e per il genere umano,trovo pericoloso sottovalutare tutto ciò che è successo, ed evito di paragonare realtà sociali e calcistiche lontane tra loro. Gli uomini sono uomini, che giochino nel Real Madrid o nei campetti di provincia. E le parole possono essere sassi, che fanno male, che tirarli ci sia l’uomo più potente della terra o l’ultimo degli umili. Stiamo assistendo, dopo il lancio di pugni, al lancio delle parole, una sassaiola che vede nel Picerno un nuovo aggressore. Negare, travisare, rispondere colpo su colpo. Nessun passo indietro, neanche davanti all’evidenza, nessun onorevole e maturo mea culpa, fosse anche che la responsabilità non sia della società. Ma dato che ciò è accaduto a casa del Picerno, la società del presidente Curcio, statisticamente l’unico uomo in vita a vedersi intitolare uno stadio dopo Gheddafi, dovrebbe sentirsi almeno moralmente toccata. Ma tant’è, la parola “morale” nei comunicati stampa e nelle dichiarazioni dei lucani io non l’ho trovata.

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