TARANTO FC

Mezzina, 'Bisognerebbe mettere i ragazzi al centro del sistema calcio'

MRB.it ha intervistato uno tra i più esperti di settore giovanile
   Angelica Grippa

06 Dicembre 2018 - 10:30

Tempo di lettura: 5 minuti

Sergio Mezzina ha ricoperto diversi ruoli nel mondo del calcio, da allenatore del settore giovanile ad osservatore, sino a vero responsabile. In questo percorso a stretto contatto con i giovani, ci offre una visione nitida della realtà calcistica che ci circonda.

Signor Mezzina, lei ha lavorato tanto nei settori giovanili, quali sono i valori da trasmettere a questi ragazzi, e quelli che dovrebbe possedere ogni buon calciatore?
"E' importante partire dall'area tecnica, al di là degli schemi e dei moduli, il ragazzo dovrebbe conoscere i principi del gioco. L'aspetto umano e morale costituisce poi, la sfida più bella ed esaltante del nostro mestiere. Ci occupiamo della formazione del calciatore ma soprattutto della persona. Quello che si impara in questa fase, un calciatore se lo porta dietro per tutta la sua carriera. La determinazione, lo spirito di gruppo, il rispetto per il ruolo dell'allenatore, e per tutti i compagni. Il calcio è un gioco di squadra, e come tale, questi ne costituiscono le fondamenta. Al giorno d'oggi, dove l'individualismo sembra prendere il sopravvento, far parte di una squadra insegna una serie di valori importanti, da portarsi anche nella vita".

Il settore giovanile del Taranto all'epoca D'Addario, ci parli di quest'esperienza e gli obiettivi raggiunti...
"E' il ricordo più bello del mio percorso calcistico. Facevo il coordinatore tecnico e nonostante un lavoro di soli due anni, con una società che militava in Serie C, quattro calciatori di allora, calcano i campi professionistici. Uno in serie A, Vicari, e altri nella Lega Pro come Taurino, Battista. In quegli anni abbiamo avuto grandi soddisfazioni. Resta il rammarico per come si è conclusa un'esperienza, che poteva invece continuare al meglio".

Lei ha ricoperto altri ruoli fondamentali nel mondo del calcio come nella Virtus Entella e nella Reggiana. Quali in particolare?
"Oggi lavoro per la Virtus Entella, e un'altra parentesi in questa squadra c'era già stata dopo aver lavorato a Taranto. Qui faccio l'osservatore per tutto il sud Italia. Nella Reggiana ho fatto il responsabile del settore giovanile tempo fa. Nel mio percorso ho ricoperto molteplici ruoli, l'allenatore del settore giovanile per 15 anni, ho anche fatto l'osservatore e il responsabile, tutto questo mi ha permesso di vedere il calcio sotto diversi punti di vista".

Quali doti pensa di avere oggettivamente, che le hanno permesso nel tempo di ricoprire tutti questi ruoli?
"Oggi mi occupo di individuare profili per la prima squadra nella Virtus Entella, ma avendo allenato così tanto tempo nelle giovanili, ho un feedback reale di quelle che sono le prospettive di un calciatore. Ho visto calciatori diventare professionisti, altri no, cosi si è costruita la mia esperienza. Ho valutato gli aspetti tecnici e caratteriali, questo mi ha creato un vantaggio. C'è sempre da imparare in questo mondo".

Taranto calcio, cos'ha visto cambiare nel corso del tempo?
"Rispondo francamente, quello che purtroppo non cambia è la discontinuità societaria. Non c'è mai un periodo lungo di gestione che farebbe intravedere un progetto a lungo termine. Mi auguro che quell'attuale possa avere questa prospettiva. Io ho vissuto un'incostanza che si ripercuoteva su tutti gli addetti ai lavori, a tutto quanto l'ambiente. Auspico anche al miglioramento delle strutture sportive, avendo vissuto altre realtà al nord, ho visto un abisso incolmabile. Per i ragazzi è fondamentale, potrebbe determinare la crescita di tutto l'ambiente, compresi gli allenatori. L'attenzione in questo settore è importante".

Come si gestiscono gli under in un gruppo dove la loro presenza è obbligatoria?
"E' fondamentale che ci siano perché lo dice il regolamento. Ma questo andrebbe rivisto nettamente, da osservatore guardo giocare questi ragazzi in modo obbligatorio tralasciando il concetto di valore assoluto del calciatore. Bisognerebbe dare piena libertà alle società e decidere di far giocare degli under o no. Potrebbero vedersi società con tutti over perché magari ha obiettivi differenti, oppure quelle che credono realmente nei giovani. Questo eviterebbe tante controversie che si vedono nel calcio per i giovani, che giocano sempre negli stessi ruoli. E' diventata una cosa quasi fittizia, magari in Serie C si potrebbe dare un incentivo per i giovani, ma non un obbligo. Lo pensiamo in tanti ma ai vertici si stenta a cambiare questo sistema".

Una domanda generica, lei conosce bene il sistema delle giovanili, questa è la parte che secondo molti andrebbe totalmente rifondata. Da qui parte la crisi dei valori del calcio attuale. Cosa andrebbe realmente cambiato in questa prospettiva?
"Sono tante le cose da cambiare, in primis l'allenatore del settore giovanile viene sempre giudicato in base al risultato, a prescindere dal lavoro svolto durante la settimana. Alcuni allenatori riescono a svolgere dei percorsi di crescita importanti per ogni singolo giocatore, questo è l'obiettivo vero delle giovanili. Bisognerebbe investire di più, retribuendo gli allenatori, e prendendo solo professionisti. Oggi in molte società del sud questo è considerato un onere della società, e le persone che lavorano lo fanno come hobby o sono dei dilettanti, poiché devono fare altri lavori per sostentarsi. Spero che ci sia il professionismo nelle giovanili in tutte le realtà, per dare il massimo ai ragazzi, futuri calciatori. Con particolare attenzione alla Lega Pro, il vero serbatoio dei talenti. Attualmente ci sono tanti ragazzi che avrebbero potuto diventare dei grandi professionisti, che per non colpe non loro, non sono mai sbocciati".

Cosa pensa del campionato che sta disputando il Taranto quest'anno?
"Taranto non sta disputando il campionato che ci si aspettava, ha raccolto meno di quello che avrebbe potuto. Il campionato resta aperto, con uno sforzo da tutte le parti ha le carte in regole per centrare il suo obiettivo".

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