Angelica Grippa | |
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Vincenzo Migliaccio, nativo di Napoli, ex capitano del Taranto, da sempre legato a questi colori, con le sue parole gli dichiara amore eterno, e si confessa ai nostri microfoni tra passato e sogni futuri.
Un'analisi sulla stagione appena conclusa del Taranto: con una prima parte burrascosa, per poi avere dei cambi importanti che hanno consentito di effettuare un netto cambio di passo. Esprima il suo parere in modo complessivo su ciò che ha visto.
"Le posso dare un parere esterno. All'inizio questa squadra è stata costruita per vincere con calciatori di categoria, guidati da un tecnico importante. Non conosco le dinamiche interne, ma con il cambio della guida tecnica hanno iniziato a fare cose straordinarie. Peccato si siano trovati dinanzi squadre come il Potenza che ha disputato un campionato strepitoso, ma il Taranto e la Cavese a loro volta hanno fatto qualcosa di grande. Hanno solo avuto un pò di sfortuna, ma come resoconto è stato un campionato positivo".
Ma secondo lei cos'ha influito maggiormente: il cambio dell'allenatore o il passaggio di società, che non dimentichiamo avvenuto più o meno nello stesso periodo?
"Quando si verificano troppi cambiamenti non è mai facile per i calciatori, vi è una destabilizzazione totale. Dalla mia esperienza, avendo militato lì per 4 anni, vi è la necessità di acquistare giocatori di carattere, la prima qualità che si richiede a Taranto è l'equilibrio. Vi sono tantissime pressioni, si passa da essere il più forte ad essere il più scarso nel giro di una settimana, se non hai di tuo un equilibrio e ti isoli diventa difficile fare bene. Abbiamo un esempio lampante, Pera, un calciatore davvero importante che a Taranto ha fatto davvero fatica".
Parliamo dei play-off. Nel primo match il Taranto batte l'Altamura in modo netto, nella seconda e decisiva partita, incassa una sconfitta atroce in trasferta con la Cavese. Perché questa continua difficoltà della squadra nel raggiungere la vetta, nel raggiungere l'obiettivo ultimo e più alto, nonostante il suo indiscutibile spessore tecnico?
"Ho visto quasi tutte le partite del Taranto con l'Altamura. Le dico che quest'ultima gioca un ottimo calcio, ma il Taranto ha maggiore spessore tecnico. Aggiungo che con la Cavese è stato diverso, puoi aspettarti di perdere, perché di fronte hai una squadra importante che ha fatto grandi cose, nella partita secca in casa loro ci può stare che non vinci. Senza tralasciare l'importanza degli episodi, nello scontro diretto non ti puoi permettere nemmeno il minimo errore. Anche se non hanno centrato l'obiettivo finale essere arrivati in finale fa capire che hanno fatto un'ottima stagione. Poi quando non vinci seguono le critiche e le polemiche come di consueto. La rosa attuale con 3 o 4 innesti importanti potrebbe aspirare a vincere il campionato l'anno prossimo".
Quindi mi sta dicendo che segue ancora in modo attento le vicende del Taranto?
"Si sempre, da quando sono andato via dal Taranto nel 2011 ci sono tornato tante volte perché ho tantissimi amici. Sono un vero tifoso del Taranto e adoro la città, mi è rimasta dentro e gli auguro di migliorare in un futuro prossimo. Sotto il profilo sportivo per me l'esperienza a Taranto equivaleva alla Serie A, come pressione, come ambiente, come società potrebbe militare nelle massime categorie".
La sua esperienza a Taranto, quali i momenti più belli e quali i più difficili?
"Sono stato fortunato a Taranto, il primo anno abbiamo perso la finale ad Ancona, è stata un'annata memorabile, la squadra più importante dei suoi ultimi vent'anni di storia, assieme a quella di Riganò. Negli ultimi vent'anni disputare una finale, sarà successo si o no due volte. Avevamo un gruppo importante, un'unione fantastica, calciatori come Prosperi, Colombini, Cejas, chi arrivava aveva vita facile per l'inserimento. La nostra era una vera famiglia, quest'unione era la nostra forza nei momenti belli e in quelli più complicati, per noi era più semplice così gestire le pressioni esterne. Una piazza che stimolava, il secondo anno è stato il più brutto, anche se abbiamo raggiunto l'obiettivo, salvi all'ultima giornata di campionato".
Cosa c'è di speciale nell'ambiente tarantino, nella città stessa e nella tifoseria tarantina?
"Si respira un grande amore per la propria città, io sono di Napoli e dico sempre che Taranto è una piccola Napoli. Vi sono tanti problemi qua, ma il cittadino tarantino ha carisma, forza, sorride e dedica amore alla squadra".
Cosa pensa succederà nel futuro di questo club, o meglio cosa si augura per questa squadra?
"Auguro al Taranto quella stabilità societaria per spiccare il volo. Non è possibile che una piazza come questa sia in serie D. Paragonandola a squadre come il Cittadella e la Pro Vercelli, non riesco a vederli qui sotto. Una grande piazza come questa almeno la serie B".
Lei cosa fa adesso, ha progetti futuri?
"Ho smesso di giocare a giugno e mi piacerebbe iniziare la carriera da allenatore. Aspetto l'occasione giusta per iniziare come secondo e fare quest'esperienza".