TARANTO FC

Monza, 'Con Giove al comando il Taranto può risalire'

'Allenare lì sarebbe un sogno per me' - ha aggiunto l'ex giocatore rossoblù
   Andrea Loiacono

10 Marzo 2018 - 13:46

Tempo di lettura: 4 minuti

Il capitano del Taranto più forte degli ultimi 20 anni che ha soltanto sfiorato la promozione in serie B nell'ormai nota finale persa contro il Catania; centrocampista tutto corsa e grinta con uno spiccato senso di appartenenza alla maglia: stiamo parlando di Aldo Monza che noi di MRB.it abbiamo contattato telefonicamente.

Come sta andando questa esperienza alla guida della Caronnese, formazione del girone A di serie D?
"Direi che il campionato sta andando bene, siamo terzi in classifica in un girone che vede anche la presenza del Varese, del Como e del Pavia. Non ho mai allenato nel girone del sud ma penso che ci sia sicuramente più pubblico e campi un po' più difficili, a livello tecnico non lo so. Ci sono delle realtà importanti anche da noi, come testimoniano il Como e il Varese che hanno fatto la serie A. Ci sono campi difficili in tutti i gironi".

Come è scaturita l'idea di lasciare il calcio giocato e proseguire poi nel ruolo di allenatore? Quali sono le difficoltà e le differenze rispetto all'essere giocatore? Spesso gli allenatori sono chiamati a prendere scelte importanti che pagano con l'esonero.
"Non è semplice fare l'allenatore, questo si sa. Io sono stato una vita nel calcio, poi mi si è presentata l'occasione e ho cominciato ad allenare. Però è totalmente diverso come ruolo, anche perché l'allenatore è responsabile dei risultati della squadra e sono sicuramente maggiori. Come tutti i lavori ha i suoi pro e i suoi contro. Ci sono anche delle soddisfazioni, come può essere la vittoria di un campionato".

Da calciatore hai indossato le maglie di Parma, Ancona, Modena; realtà che non sarebbero inferiori a quella di Taranto che ormai da 5 anni annaspa nei dilettanti e non riesce a risalire. Cosa manca secondo te a questa città e a questi colori per poter recitare un ruolo da protagonista in categorie diverse? Si tratta solo di questione di programmazione e trovare gli imprenditori giusti?
"Seguendo anche se da lontano le vicende del Taranto, vedo che gli imprenditori comunque non mancano mai. Purtroppo il fatto di costruire bene la squadra non è sinonimo sempre di vittoria. Anche quando il Taranto è salito il Lega Pro avrebbe dovuto costruire una formazione per mantenere la categoria e per vari motivi non ci è riuscito. Non sono state fatte le cose bene".

Adesso a dirigere la società c'è il Presidente Giove, che tu conosci bene.
"Certo, infatti sono contento che sia tornato lui. Fu il presidente con cui firmai il contratto quando sono arrivato a Taranto. Mi dicono che sta facendo le cose per bene; la squadra adesso sta andando bene sotto la guida tecnica del mio amico Michele Cazzarò, che ho incontrato recentemente ad un raduno con gli arbitri di Serie D".

In quel super Taranto del biennio 2000-2002 sia tu che mister Cazzarò sembravate già due allenatori in campo. Si intravedevano già allora le vostre qualità di condottieri.
"Quella era una squadra veramente forte ma, a parte le qualità tecniche, c'era la componente del lavoro reciproco che ci davamo in campo. Si cercava di aiutare il compagno nei momenti di difficoltà, anche se noi ovviamente eravamo solo calciatori che scendevano in campo seguendo le direttive del mister".

Un tuo aneddoto positivo legato al Taranto? Quando pensi a quella finale del 9 giugno 2002, cosa ti viene in mente?
"Il mio più forte rimpianto sportivo da calciatore è stato non aver potuto giocare quella partita perché avevo uno strappo alla coscia. Per il resto, a Taranto ho fatto due anni meravigliosi; ricordo soprattutto la tifoseria e l'ambiente bello e il gruppo che avevamo creato".

Come interpreti da allenatore la regola degli under?
"Per me è un po' particolare, lo dico da sempre. Favorisce i portieri e gli esterni perché nessuno mette un attaccante under o un mediano under. Sono penalizzati anche gli attaccanti under, che praticamente non giocano mai. Si tratta di una regola che andrebbe rivista".

Infine, ti chiedo: ti piacerebbe un domani allenare il Taranto? Senza nulla togliere all'ottimo lavoro di Mister Cazzarò...
"Assolutamente sì. Penso che la piazza di Taranto rappresenti un sogno per ogni allenatore. Una città passionale con una tifoseria incredibile; sarebbe impossibile dire di no".

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