IL DOPO NARDO'-TARANTO

Il Sacro Fuoco degli Dei

La sosta intanto capita proprio a pennello
   Maurizio Mazzarella

05 Marzo 2018 - 12:54

Tempo di lettura: 3 minuti

Se per il Nardò è stato un derby nel vero senso della parola, per il Taranto, dispiace dirlo per la squadra leccese, non può certo esserlo. Troppo differenti le tradizioni e lo spessore tra la due compagini per poterlo semplicemente appellare derby. Non si offendano i salentini. Un derby è fatto di attesa, passione e sentimenti. Di ricordi piacevoli ed anche spiacevoli. Di tensione e di concentrazione. Un derby non è una partita come un'altra, che si gioca semplicemente in novanta minuti. Un derby dura più di una settimana, sin dal dopo partita della sfida precedente.

E' vero, la realtà del Taranto è la Serie D e non di certo la Serie B, o neanche l'ex Lega Pro. E' giusto che tutta la piazza assimili questo concetto, comprendendo che la realtà da vivere è la Serie D e che quindi essere troppo esigenti non può essere un bene. Tuttavia, mi rivolgo prevalentemente al calciatore del Nardò Bertacchi, non si può chiamare derby una semplice sfida di campionato, che ha creato tensione probabilmente in casa Nardò, ma che a Taranto si è vissuta con la solita consuetudine, se non fosse per il divorzio ufficiale col diesse Volume e tutto ciò che ne è conseguito.

Passando alla partita, certamente non abbiamo visto un buon Taranto e questo è un segnale preoccupante se messo in fila con le altre precedenti prestazioni poco convincenti. Fatta eccezione per Favetta, in campo è andata una formazione di spessore, da cui ci saremmo attesi di più. Da un punto di vista fisiologico il calo atletico dopo un rendimento molto alto, è qualcosa di umanamente scontato, ma sia sul piano agonistico che temperamentale, qualcosa sta venendo meno e questo è normale possa incidere nei risultati.

Altro aspetto da valutare è quello caratteriale ed umorale. Il Taranto sembra complessivamente teso. Il nervosismo di Cazzarò che ha scaturito la sua espulsione, è un altro campanello d'allarme, proprio perché per la sua pacatezza attendersi proteste vibranti è qualcosa che lascia davvero interdetti. Specialmente in un momento cruciale della partita, dove è il tecnico che deve infondere una maggiore dose di serenità. Stesso dicasi per l'espulsione di D'Angelo, mandato via dal campo troppo frettolosamente ed anche generosamente, ma comunque ingenuo nel farsi mostrare il cartellino rosso.

A conti fatti però, ad incidere in modo determinante sul risultato è stata la direzione arbitrale. Non si comprende come mai a dirigere le gare del Taranto, in particolare fuori casa, vengano inviati direttori di gara inesperti, spesso presi da manie di protagonismo. Gli errori arbitrali subiti dal Taranto nel corso del campionato contro, non si compensano assolutamente con quelli a favore. Sarà quindi da rivedere oltre alla espulsione di D'Angelo, anche il rigore concesso in favore del Nardò.

In casa salentina hanno a gran voce dichiarato che avrebbero meritato la vittoria e probabilmente è così perché ha giocato col Taranto il match della vita. Siamo convinti però che sarà così con ogni avversario, perché affrontate una compagine come quella ionica è un'occasione troppo ghiotta per tutti per mettersi in mostra. A tutto questo va aggiunta la tensione che scaturisce dai social, ma questo che per molti è un aspetto eccessivamente nocivo, è in realtà qualcosa che se pur è giusto che resti su determinati binari di condotta, non può essere così influente da condizionare un intero organico.

Capitolo sosta. A questo punto capita nel momento giusto. Il Taranto viene certamente da una serie di risultati positivi, ma arriva alla pausa con un palese calo fisico e di concentrazione. Ora starà al buon Cazzarò far ricaricare le batterie alla squadra per poi puntare alla vittoria quando si riprenderà in casa contro il Gravina.

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