#ERASMO40

Dellisanti, 'Vorrei tornare indietro per cambiare il tragico destino...'

'Il gruppo? In quella notte si ruppe ogni equilibrio, non vi era più animo né spirito'
   Angelica Grippa

05 Febbraio 2018 - 19:08

Tempo di lettura: 4 minuti

In onore del quarantesimo anniversario della morte di Erasmo Iacovone, si concede ai microfoni uno dei suoi colleghi nonché uno fra i migliori amici, Franco Dellisanti. Calciatore e allenatore da sempre legato a Taranto che ci svelerà il profondo legame, nonché uno scenario inquietante legato alla maledetta notte che portò via al mondo e Taranto un grande campione.

Lei ha militato nello stesso Taranto di Erasmo Iacovone, cosa ricorda di quelle mitiche stagioni in Serie B, e quale aria si respirava?
"L'aria che si respirava allora era di assoluta fratellanza, questo per me è il termine più adatto. Quell'anno si era creato un gruppo davvero unito, c'era grande stima e un grandioso rispetto fra di noi, non solo in campo ma anche fuori. Tra i ricordi bellissimi vi sono le uscite fuori porta di lunedì, quando Erasmo, era lui organizzatore vero e proprio, trascinava tutte le famiglie a pranzare. Così si consolidavano ancora di più i grandi valori morali di quel gruppo straordinario".

Com'era allora lo spogliatoio e il rapporto tra il gruppo e il mister?
"C'erano dei valori diversi rispetto ad oggi, più senso dell'amicizia sicuramente. Adesso è solo un rapporto estremamente professionale, nello spogliatoio ci si parla da compagni di squadra, e ci si parla pochissimo, imparagonabile a quello c'era prima. Ora il rapporto tra calciatori è molto più freddo".

Qual era il rapporto con la tifoseria e cosa si respirava all'allora stadio Salinella?
"I tifosi hanno sempre rappresentato una parte integrante del tutto, avevano anche una grandissima considerazione da parte di società e calciatori stessi. Pensi che avevamo amicizie anche con parecchia gente del tifo e venivano a pranzo con noi, con la squadra. Un rapporto bellissimo, quando si entrava in quello stadio con i tifosi che battevano le sedioline, un grande calore, qualcosa di stupendo, da calciatore era un'emozione indescrivibile".

Che ricordi ha di quella sera maledetta e di quel tragico incidente?
"Sicuramente è stato già scritto, io dovevo andare con lui quella sera allo spettacolo di Oreste Lionello. Poi non andai più perché ebbi un problema a casa, mia moglie non si sentì bene. Erasmo si arrabbiò tantissimo con me, perché gli diedi la parola. Lui si rivolse a Sandro Turini e anche lui rifiutò l'invito. Quando il destino ci si mette..."

Come reagì la squadra a questo grande lutto?
"Reagì malissimo, non ci riprendemmo più. Portammo avanti un campionato che potevamo anche vincere se non fosse mai avvenuto quel maledetto incidente. Quella notte si ruppe ogni equilibrio, non vi era più animo né spirito. Mancava la gioia per andare allo stadio, gli umori di tutti noi erano cambiati profondamente".

A distanza di 40 anni i tarantini ancora lo venerano, ma cosa lega realmente questa città e questa tifoseria a Iaco?
"Era una persona che si faceva voler bene in primis, non si atteggiava a divo, era disponibile con tutti e umile. Poi aveva una caratteristica tecnica che incantava tutti, rubava il tempo agli avversari soprattutto colpendo di testa, in elevazione e in anticipo. Questo entusiasmava tanto la tifoseria, entrò subito nel cuore e nella testa della gente".

Lei che lo conobbe anche nella vita privata, non solo in campo, fu suo amico, come descriverebbe quest'uomo?
"Una persona davvero disponibile con tutti, aiutava tutti, dispensava consigli. Una persona che sapeva vivere e donava se stesso agli altri. Non dimenticherò mai la sua immensa determinazione da uomo e da calciatore, lui aveva delle carenze a livello tecnico ma cercava di migliorare con un duro lavoro e con un allenamento costante. Si sacrificava, come uomo e come giocatore era eccezionale".

Se potesse vederlo un'ultima volta, cosa le direbbe? Come ultimo messaggio?
"Ho un grande desiderio, poter ritornare a quella sera e telefonare a mia moglie, pur di accompagnarlo a quella serata. Ci penso spesso, magari una frazione di secondo avrebbe cambiato tutto. Avrei voluto cambiare il destino, è una cosa a cui ho pensato così tante volte in questi lunghi 40 anni. Questa è una cosa che mi ha toccato profondamente e mi ha cambiato la vita".

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