TARANTO FC

Incarbona, 'Un onore aver indossato la fascia di capitano del Taranto'

'I rossoblù devono credere nella rimonta' - ha aggiunto
   Andrea Loiacono

18 Gennaio 2018 - 17:39

Tempo di lettura: 3 minuti

Ha disputato quasi 60 partite in serie B e oltre 250 tra C1 e C2, prima di terminare la sua carriera indossando dal '97 al '99 la maglia a strisce verticali rossoblù del Taranto: stiamo parlando dell'ex centrocampista e capitano Bruno Incarbona. Abbiamo contattato l'ex centrocampista nativo di Matera il quale ci ha gentilmente risposto.

Innanzitutto, vorremmo sapere cosa fa Incarbona oggi e di cosa si occupa?
"Sono docente di educazione fisica all'Istituto “Baccelli” di Civitavecchia".

Hai disputato diversi campionati nel Palermo, nella Salernitana, nell'Arezzo in serie B e poi un centinaio di presenze in serie C, terminando la tua carriera proprio in riva allo Ionio dal '97 al '99 in serie D. Quali sono i ricordi di quella avventura a Taranto? E della città?
"A Taranto sono stato benissimo pur avendo avuto un po' di problemi perché ci avevano dirottato a Castellaneta; però avevamo un gruppo veramente unito. Il primo anno dormivamo nei pressi della litoranea. Sono stato benissimo e la tifoseria mi è rimasta nel cuore. Ogni volta che si parla di Taranto, cerco sempre di informarmi il più possibile ogni domenica sperando che la squadra possa andare sempre meglio".

Hai realizzato anche una decina di gol con la maglia del Taranto; quindi eri una sorta di centrocampista con il “vizio” del gol. Forse quello più importante fu quello realizzato contro il Nola. Ci racconti qualche aneddoto?
"Sì, realizzai una rete a recupero quasi scaduto. Fu una festa incredibile, anche perché la curva era tutta piena e si sentì un boato indimenticabile. Si trattava del nostro ritorno allo Iacovone dopo l'“esilio” a Castellaneta, fu una cosa fantastica. Subito dopo il gol, corsi in panchina a prendere un cappello con più punte, come quello dei giullari, e andai poi ad esultare coi tifosi. In settimana avevo promesso a degli amici tifosi del Gruppo Company che se avessi segnato avrei indossato questo cappello e ho mantenuto la promessa".

Nel '98 nel Taranto giocò con te un giovanissimo Claudio Miale, che adesso è capitano del Taranto. Quali sono le caratteristiche che un capitano deve possedere?
"Sì, me lo ricordo. Il capitano deve essere il giocatore che riesce a trascinare e coinvolgere i compagni di squadra, un modello da seguire, e si deve anche interfacciare a volte con la tifoseria. Essere capitano per me è stato un motivo di orgoglio".

Qual è la differenza tra la serie D di allora e quella di adesso?
"Penso che ci sia una notevole differenza. Prima in serie D c'erano giocatori più forti tecnicamente; adesso sono sicuramente più fisici, ma non ai livelli della serie D di allora, come in tutte le categorie".

Conosci il presidente Giove? Hai seguito le ultime vicende del passaggio societario?
"Non conosco il presidente ma so che il Taranto ha sconfitto l'Altamura per 2-1 e stanno arrivando i risultati. Secondo me il Taranto non deve mollare perché nel calcio i momenti difficili capitano a chiunque. Certamente le squadre su cui recuperare punti sono diverse ma il Taranto deve crederci, tutto può succedere".

Cosa ne pensi dell'utilizzo della tecnologia applicata a supporto degli arbitri, come nel caso della Var?
"Per quanto riguarda la Var sono d'accordo solo sui fuorigioco e su tutto ciò che succede in area. Bisogna perfezionarla; si deve sempre andare a vedere lo schermo, altrimenti non ha senso. Non si può fare una distinzione tra episodi soggetti a Var e altri no".

Vuoi lasciare un messaggio alla tifoseria Tarantina che ti ricorda con immutato affetto?
"Saluto tutta la tifoseria tarantina, sono molto legato ai ragazzi che facevano parte del gruppo Company. La scorsa estate sono stato a Taranto e continuo a tifare per i colori rossoblù anche a distanza. Auguro alla società e alla squadra un cammino ricco di soddisfazioni".

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