CALCIO

Chiarenza, 'Ho un legame davvero speciale con Taranto'

E sul futuro?, 'Allenare il Taranto non mi dispiacerebbe...' - aggiunge
   Angelica Grippa

29 Dicembre 2017 - 15:48

Tempo di lettura: 5 minuti

Vincenzo Chiarenza, classe '54, ex-calciatore italiano nel ruolo di attaccante esterno prima e difensore poi, cresciuto nel vivaio della Juventus, ha vissuto stagioni importanti nel Taranto, assistendo a fatti di grande rilevanza storica. In Serie C e B ha assistito a tante promozioni, quella a Taranto, poi con l’Atalanta e in seguito con l’Avellino. Ha raggiunto importanti obiettivi come allenatore della Primavera Juventina, allenando quelli che poi sarebbero diventati futuri campioni in Serie A. Tra esperienza e progetti , si confessa ai microfoni di MRB.it.

Signor Chiarenza, lei è cresciuto nella Juventus, pur non avendo mai esordito con quella maglia in campionato, cosa le ha lasciato quest’ambiente? Quali sono i valori che ha portato con sé durante l’intera carriera?
"Io ho esordito con questa maglia in Coppa Italia, non in campionato. In quel periodo era davvero complesso per un giovane uscir fuori dal vivaio della Juventus e giocare in prima squadra. I valori che mi sono portato dietro sono stati, in primis l’educazione e il rispetto fuori dal campo e poi la grande lealtà in campo, un comportamento sportivo e corretto".

Lei ha trovato la sua dimensione ideale in Serie B, quali sono stati i momenti chiave della sua carriera da calciatore?
"Sicuramente a Taranto, quando avevo come allenatore Seghedoni, che mi ha allungato di tanto la carriera calcistica e le soddisfazioni sono arrivate in seguito. Mi ha trasformato da attaccante esterno, poiché così ero nato alla Juventus, a difensore. Vi era necessità in una partita di un difensore e allora mi chiese se me la sentivo, gli risposi che pur di giocare avrei ricoperto qualunque ruolo, sarei stato disposto anche a giocare in porta. Andò benissimo, da allora fui sempre titolare in difesa".

Fra le varie promozioni vissute qual è stata la più emozionante quindi, quella col Taranto?
"Fra le tante, quella a Taranto dalla C alla B è stata la più entusiasmante perché tutti conosciamo l’immenso calore della tifoseria tarantina. Una grande soddisfazione, più di quella con l’Atalanta e dell’Avellino salite in Serie A. Quella con il Taranto resta per me la più sentita".

Ora passiamo alla carriera da allenatore, lei ha allenato la Primavera della Juventus. Quali sono stati i valori che ha cercato di trasmettere ai suoi ragazzi?
"Ho cercato di trasmettergli la mentalità del duro lavoro, del sacrificio in campo, a parer mio senza questi due elementi non si va da nessuna parte sia in campo che nella vita vera, se non si fanno delle cose giuste e regolate non si arriverà mai a risultati importanti e prestigiosi. Per fortuna io ho avuto alla Juventus dei calciatori intelligenti che hanno sempre captato al volo, non ho mai avuto grosse difficoltà a fare il mio lavoro didattico".

In questo campo, le sue più grandi soddisfazioni?
"Le vittorie importanti che abbiamo ottenuto, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, 2 Tornei di Viareggio, 1 Scudetto, 1 Scudetto nella categoria Berretti, tutto questo con la squadra della Primavera. Per non parlare dell’inestimabile soddisfazione di aver allenato calciatori come Marchisio, Giovinco, De Ceglie e poi averli visti militare nella prima squadra della Juventus. Abbiamo sfornato ben 25 calciatori che hanno militato in Serie A quell’anno, un ottimo lavoro, direi fantastico".

Ecco, quali talenti ha allenato, quali calciatori ha poi visto diventare grandi campioni?
"Marchisio, Giovinco, De Ceglie, Palladino, Masiello, Mirante, Criscito. Calciatori che tuttora militano in Serie A, Giovinco è andato in Canada due anni fa, vincendo tutto persino il pallone d’oro in America",

Ora passiamo al Taranto, cosa le ha lasciato questa squadra e quell’ambiente di speciale?
"Un grande calore, ho un affetto smisurato per Taranto, ancora oggi ho degli amici importanti e intrattengo numerosi contatti lì. La tifoseria è incredibile, tanto che è sempre stata paragonata per potenza a quella inglese, il Taranto si avvicina tanto a quelle realtà anglosassoni. Per un calciatore è importante e lo percepisce in campo, ti da quella spinta in più che ti permette di vincere le partite più difficili e importanti".

Segue ancora le vicissitudini del Taranto calcio?
"Non lo seguo molto, ma sono al corrente di quello che fa, di come sta andando in questo campionato, purtroppo non è qui che dovrebbe militare una squadra come il Taranto. Merita un grande palcoscenico a parer mio".

Quali sono le cause allora che portano una grande squadra ad avere difficoltà anche in un campionato di Serie D?
"Io non conosco tante cose, non so come è stata costruita questa squadra e non conosco i singoli calciatori, né conosco la società, ma so che ogni campionato è difficile se non lo si affronta con una rosa di qualità e non si riesce ad ottenere il risultato prefissato. Non lo seguo così tanto quindi posso solo darle un giudizio esterno".

Ora una domanda storica: era il 7 dicembre 1980, il giorno di Sant'Ambrogio di 30 anni fa e ci fu un fatto davvero storico, Il Taranto vinse allo Iacovone nientemeno che il Milan, seppur retrocesso in Serie B per il calcio-scommesse. Quella partita finì 3 a 0 per i padroni di casa, allora vi era Chiarelli e lei era neo-acquisto. Cosa ricorda di quella partita eccezionale?
"E’ stata una partita che ricordo con grande piacere, vincere col Milan, anche se in Serie B fu qualcosa di incredibile. Il Milan aveva grandi campioni come Baresi e Novellino. Aver vinto così contro di loro, abbiamo fatto un qualcosa di straordinario, ci andò tutto bene, in campo fui scatenato tutto il tempo. Abbiamo festeggiato per 15 giorni, il pubblico ci amò alla follia paragonandoci a piccoli eroi".

Cosa fa attualmente?
"Attualmente ho una scuola Calcio, ho lavorato sino a giugno per la Federazione facendo l’osservatore per le nazionali dall’Under-15 all’Under-20. Scaduto il contratto ora sono libero".

Ha progetti futuri, cosa le piacerebbe fare?
"Allenare il Taranto non mi dispiacerebbe. E’ una cosa che ho in mente da tanto tempo e se la società mi chiamasse valuterei seriamente questo progetto".

Le è realmente rimasto nel cuore il Taranto.
"Si, si è un legame davvero speciale. Ho persone a cui sono davvero legato lì".

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