CALCIO

Capuano, 'Sono molto legato a Taranto, spero che si risollevi presto'

E sulla sua esperienza in rossoblù, 'Taranto era uno splendido trampolino di lancio'
   Emiliano Fraccica

21 Dicembre 2017 - 10:41

Tempo di lettura: 4 minuti

Al giro di boa la Sambenedettese è attualmente la terza forza del girone B di Serie C, a 5 punti dalla capolista Padova. Che atmosfera si respira in squadra e a San Benedetto?
"Sicuramente quello che stiamo facendo ci rende orgogliosi, è un risultato insperato perché quando sono arrivato qui eravamo ottavi. La società naturalmente è contenta del percorso che stiamo facendo, è bello stare davanti a squadre che hanno speso cifre faraoniche sul mercato come il Pordenone, la Reggiana e il FeralpiSalò".

Non si può dire invece che le cose siano andate bene al Modena, il fallimento, la cancellazione dal campionato. Come valuta questo brutto epilogo per una squadra così blasonata, anche alla luce della sua difficile esperienza l’anno scorso sulla loro panchina?
"Dispiace, l’anno prima avevamo dato vita quasi a un miracolo sportivo, raggiungendo una salvezza insperata. È stata una bellissima esperienza, molto intensa, poi qualcosa si è rotto, a partire dagli orrori dirigenziali. Hanno contribuito anche il Comune, che ha chiuso il Braglia, e anche i giocatori, che non si sono comportati professionalmente e si sono rifiutati di giocare per restare seduti a casa sul divano".

Il suo temperamento nei confronti dei giocatori è cosa nota, com’è cambiato il suo modo di interagire negli spogliatoi lungo i suoi trent’anni di carriera?
"Ho sempre cercato di essere me stesso e anche grazie a questo posso dire di essere uno dei pochi allenatori, se non l’unico, che ha costantemente allenato dal 1988. Se ho continuato per così tanto tempo senza mai staccare significa che evidentemente il valore dell’uomo supera quello dell’allenatore. Poi è chiaro che in questo lavoro devi sempre avere a che fare con i giocatori, alcune volte si dimostrano uomini, altre volte sono solo dei quaquaraquà…"

L’annata 2017/2018 è da considerarsi forse quella più buia calcisticamente per l’Italia, cosa c’è dietro questa crisi?
"Sicuramente l’eliminazione dell’Italia dalla corsa ai mondiali è solo la punta dell’iceberg, è mancata organizzazione ai vertici, tant’è che subito dopo si sono dimessi tutti. Questa pagina del nostro calcio è stata davvero vergognosa, ma dietro c’è sicuramente molto altro".

Qual è l’allenatore cui ha sempre cercato di ispirarsi?
"Ho seguito molti allenatori sicuramente nel corso della mia carriera, ma a mio avviso l’allenatore dev’essere come un pittore: inventare e creare col suo pennello. E un pittore non scopiazza".

Da quest’anno è nelle librerie “Il mondo di Eziolino”, quasi un riassunto della sua epopea calcistica. Ha qualche rimpianto giunto al trentesimo anno da allenatore?
"Sicuramente è facile parlarne col senno di poi, la mia carriera è iniziata prestissimo, a 24 anni già allenavo. Ecco forse il rimpianto più grosso è stato quello di non aver avuto lo stesso temperamento, lo stesso carattere che ho adesso, anche negli anni passati. Se così fosse stato, chissà, forse sarei arrivato anche in Serie A".

Cosa ricorda del suo, seppur breve, periodo, alla guida della panchina del Taranto?
"Fu un periodo molto intenso, sarebbe potuto essere uno snodo importante per la mia carriera, ma ricordo anche che il mio esonero era già scritto ancor prima che cominciassi. Ricordo le pressioni, le formazioni quasi imposte dal nipote del presidente. Ecco quella fase della mia carriera avrebbe potuto significare molto, ero già un enfant prodige e Taranto era uno splendido trampolino di lancio, ma purtroppo la mia permanenza durò solo un mese".

Cosa ne pensa dell’attuale situazione calcistica e societaria del Taranto e come vede in generale il girone H della Serie D?
"Io sono molto legato a Taranto, basti pensare che lì è nato mio figlio, e vedere questa squadra nella categoria dilettanti è come vedere un transatlantico nel Mar Ionio, spero che possa risollevarsi presto. Per quanto riguarda tutto il girone credo che la favorita per la vittoria finale sia nettamente il Potenza. Io non ho mai disconosciuto il mio amore per il Potenza, la mia famiglia è originaria di Pescopagano, un paesino in provincia del capoluogo. Vedendo l’ultima partita del Potenza contro il Cerignola non ho paura di dire che siano di una categoria superiore e meritino la promozione".

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