TARANTO FC

La 'ricetta' di Mezzina: continuità e professionalità

Uomo di calcio, Tarantino, conosciuto ed apprezzato in tutta Italia
   Marcello Fumarola

05 Dicembre 2017 - 13:07

Tempo di lettura: 6 minuti

Una chiacchierata con Sergio Mezzina, uomo di calcio, Tarantino, conosciuto ed apprezzato in tutta Italia e, cosa strana dalle nostre parti, capace di smentire il famigerato "Nemo propheta in Patria", risultando molto amato (nonché rimpianto e richiesto) anche nella sua Taranto.
Abbiarmo voluto sentire il suo parere sul momento calcistico rossoblu, e non solo.
Qualche trappola, nell'intervista, è stata posta, devo ammetterlo; ma non lo ha colto impreparato. La signorilità e la correttezza dell'uomo è emersa anche in questa circostanza; nonostante la diplomazia, la discrezione, l'attenzione a non risultare invadente ed inopportuno, dalle sue parole avverti tanta passione ed il desiderio di poter fare qualcosa (come già accaduto in un recente passato) per i colori rossoblu; ma emergono soprattutto idee e proposte di ben più ampio respiro, riferite all'intero movimento calcistico giovanile e non solo al territorio tarantino.

La tua ultima esperienza nel Taranto ha rappresentato una triste pagina dal punto di vista societario, ma non certo per il "tuo" settore giovanile. Rimpianti, orgoglio, cosa prevale in te ripensando a quelle stagioni?
"Innanzitutto in quella società ed in quello staff tecnico c'erano grandi professionalità; da Agostino Marras allo stesso Mike Hulls. La continuità tecnica, anche nella prima squadra, stava portando pregevoli risultati. Purtroppo è finita male, come sappiamo. A quel tempo non sono stati messi in piazza i problemi perché si cercava il dialogo con il diretto interlocutore, che era l'unico a poterli risolvere. Prevale quindi il forte rimpianto di non aver potuto portare avanti un progetto che stava decollando a livello nazionale".

Chiavari come responsabile scouting nel meridione, Reggio Emilia come responsabile del settore giovanile. Cosa si prospetta per la tua prossima avventura calcistica?
"Al momento, essendo in possesso del patentino istruttore settore giovanile, sto seguendo il Corso Uefa B, tenuto dal docente federale Marco Maestripieri, che abilita ad allenare in serie D o come "secondo" in serie C e che è ora diventato obbligatorio per responsabili dei settori giovanili sino alla serie C.
Sicuramente, dopo una stagione ricca di successi con il settore giovanile della Reggiana, non immaginavo di rimanere fermo.
Due squadre in semifinale nazionale nei rispettivi campionati; una quarantina di convocazioni nelle rappresentative nazionali; cinque o sei ragazzi approdati in squadre di serie B, uno alla Juventus.
Il ridimensionamento del budget per il settore giovanile e la decisione di stravolgere lo staff ha portato all'interruzione del rapporto con la Reggiana, ma mi resta l'affetto dell'ambiente, dei ragazzi in particolare, che è la cosa più gratificante che ti dà la giusta energia per continuare ad aggiornarti e tenerti pronto alla prossima esperienza".

Non posso evitare di chiederti un giudizio sul Taranto attuale. Con l'esperienza che di certo non manca, come vedi questa squadra, dove pensi si debba intervenire e, soprattutto, ritieni che quel primo posto sia ancora raggiungibile?
"Sicuramente. Basti guardare il Bisceglie dello scorso anno. Nonostante gli ultimi risultati non positivi, credo che l'equilibrio tra 4/5 squadre potrebbe anche favorire la rimonta. Con Cazzarò c'è stata una inversione nei risultati e questo forse aumenta i rimpianti per un inizio stagione che avrebbe dovuto e potuto portare maggior entusiasmo. Ora c'è il calciomercato e non sta a me indicare cosa manca o cosa serve, ma credo che anche in quest'ottica servirebbe, nel tempo, continuità nelle scelte".

Se domani dovesse squillare il telefono e l'interlocutore ti offrisse di collaborare con questa società, cosa risponderesti?
"Con un budget adeguato ed un progetto serio, accetterei con enorme entusiasmo. Il budget, chiaramente, non per Sergio Mezzina ma perché un settore giovanile costa; richiede investimenti e tanta pazienza. Rappresenta però, a mio avviso, il segnale più forte di una società che vuole rimanere a lungo. Costruire squadroni può portare a risultati nell'immediato ma la lungimiranza e la volontà di costruire, da parte di una società, si misura proprio dalla sua attenzione al settore giovanile.
Ecco perché con le giuste garanzie, la possibilità di lavorare con i giusti tempi e le giuste persone, non potrei certo rifiutare l'occasione di riprendere quel discorso interrotto 5 anni fa".

Facciamo, solo per gioco, lo staff tecnico al quale Mezzina affiderebbe le sorti del Taranto per una ripartenza e per riconquistare il professionismo.
"I nomi potrebbero essere tanti, ma non credo sia corretto farne e non credo sia questo il problema, a Taranto come in tutta Italia.
Dopo il flop della Nazionale si parla tanto di necessità di rifondare il calcio investendo sui settori giovanili. Ecco, io credo che per far ciò ci vorrebbe, in primis, una più rigorosa selezione nelle ammissioni ai corsi degli allenatori, ad ogni livello. Ci vorrebbero poi degli Ispettori che seguano attentamente il lavoro dei tecnici, sul campo.
Il patentino da allenatore dovrebbe essere come la patente di guida; se sbagli, vieni penalizzato; l'approccio con i ragazzi, i metodi di allenamento dovrebbero essere importanti criteri di valutazione.
Non ci dovrebbero essere obblighi di schierare gli under nelle serie minori; in Serie C i contributi dovrebbero essere riservati a quelle società che schierano in prima squadra giocatori cresciuti nel proprio vivaio, non quelli presi da altre squadre per riceverne anche i premi di valorizzazione. In tal senso sarei ovviamente favorevole alle seconde squadre in Serie C. Preparazione e valutazione dei tecnici, contributi a chi "alimenta" il settore giovanile e, ovviamente, le strutture. Questo porterebbe, nel tempo, a rivedere i Baggio come i Del Piero, Albertini o lo stesso Totti, venir fuori da floridi settori giovanili di serie B o di serie C. Basti pensare altresì ai giocatori che hanno vinto i Mondiali nel 2006. Nesta, Cannavaro ed altri, giocavano perché bravi e non certo per obblighi federali o convenienza economica delle società di appartenenza".

Vicari in serie A è la miglior espressione del lavoro svolto in riva allo Jonio ma, nella tua lunga carriera, quale la tua maggior soddisfazione e quale la delusione più grossa?
"Vicari rappresenta sicuramente l'apice del lavoro svolto con i giovani in questi anni ma mi piace citare Claudio Miale tra i "ragazzi" che mi hanno dato maggiori soddisfazioni. Per il suo senso di appartenenza ai colori, per quello che fece in occasione di Taranto-Matera; è qualcosa che mi suscita emozione e in questo mestiere non puoi prescindere dalle emozioni, dalla bellezza dei rapporti interpersonali.
La delusione più grossa non può essere un singolo nome.
Tornando alla mia ultima esperienza rossoblu, la delusione più grande è quella di non aver potuto fare tutto il possibile per alcuni ragazzi di questo territorio; di non aver avuto il tempo, le strutture e le attenzioni necessarie per eliminare il gap con chi ha la fortuna (in questo caso) di nascere al Nord.
E tra i ragazzi meritevoli di attenzione ho grosse speranze in Ignazio Battista, un Tarantino classe '97 attualmente al Matera che a mio avviso potrà, con il lavoro, raggiungere ottimi risultati".

Sergio, l'intervista è finita; per la prossima, spero di dover chiedere l'autorizzazione all'Ufficio Stampa del Taranto; tanti tifosi auspicano il tuo ritorno, individuando nella tua figura le necessarie garanzie di serietà e professionalità.
Perché siamo tutti un pò stanchi di vedere che...le sciabole stanno appese ed i foderi combattono!

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