Maurizio Mazzarella | |
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"Il mio progetto partiva dall'acquisizione di due squadre di Serie A estere" - ha esordito Benedetto Mancini a MRB.it spiegando il suo "Progetto Rinascimento del Taranto Fc" - "un progetto che non avrebbe coinvolto solo la parte sportiva ma anche altre attività collaterali. Il Taranto doveva farne parte grazie al coinvolgimento di professionisti pronti a mettersi in gioco".
"Tutto ciò sarebbe sfociato poi in un progetto tecnico con la creazione di una squadra pronta a fare risultati positivi in campionato" - aggiunge Mancini - "Taranto è una piazza ideale per fare questi tipi di discorsi. Lì c'è tanta passione e tanta storia. In 90 anni sono stati disputati tantissimi campionati di Serie B e secondo me è una piazza che può esprimere tanto professionismo e tanta passione".
Nello Staff di Benedetto Mancini ci sono professionisti come Nela e Cervone che sarebbero stati pronti a scendere a Taranto.
"Il mio staff sarebbe sceso a Taranto per riportare quell'entusiasmo che purtroppo al momento non è presente. Nel calcio moderno non si improvvisa nulla. Ci vuole organizzazione, fatta da persone che sono nel calcio da anni che avrebbero fatto crescere altri professionisti del luogo. Sono sicuro che a Taranto c'è tanta gente valida che va solo istruita e instradata. Gianni Rivera? Si, anche lui è nel mio staff, occupandosi di settore giovanile. Un altro aspetto secondo me molto importante per una società sportiva. Ormai i giocatori devi essere bravo a crearteli da solo, senza spendere tanti soldi per acquistarli altrove".
Benedetto Mancini, era già pronto per arrivare a Taranto.
"Il 18 Ottobre dovevo essere a Taranto per chiudere" - aggiunge Mancini - "ma la sera precedente mi hanno chiesto di non scendere perchè c'era il Cda. A me dispiace di non poter iniziare a lavorare a Taranto perchè sono convinto che questa squadra avesse già delle buone potenzialità, bisognava solo rinforzarla. E con i personaggi che avrei portato io, avremmo fatto grandi cose".
Con Mancini presidente, ci sarebbe stato il cambio di allenatore e del direttore sportivo.
"Direttore sportivo e allenatore li avrei cambiati sicuramente" - dichiara l'imprenditore laziale - "le persone che ricoprono gli altri ruoli non li conosco ma su quelle due posizioni sarei intervenuto sicuramente. Il ds forse lo avrebbe fatto Sebino Nela, mentre come allenatore avevo pensato ad Oberdan Biagioni. E' nel mio staff, credo molto nella persona e nel professionista e poi è uno che conosce molto bene il campionato di Serie D".
Fallimento Latina, ecco la spiegazione.
"Il Latina non è fallito per colpa di Mancini. Anzi, io ho permesso alla formazione laziale di continuare a giocare il campionato fino alla fine. Ho preso la squadra il 28 Dicembre e l'11 Gennaio è arrivata l'istanza di fallimento per colpa della precedente gestione. Con me inizialmente c'erano anche due soci, poi a quel punto sono rimasto da solo. Ho lottato in Tribunale per cercare di trovare una soluzione che consentisse al Latina di salvarsi. A Marzo è partito l'esercizio provvisorio, mi sono ritrovato con i conti della società bloccati e fuori dalla gestione tecnica. Successivamente ho partecipato all'asta per rilevare il titolo sportivo di Serie B di una squadra con 6 milioni di euro di debiti. Una volta retrocessi, l'asta è diventata per una squadra di Serie C e sarebbe stato veramente difficile pagare quei debiti. Non ho effettuato il saldo finale, lasciando in tribunale solo 2 milioni di euro, perché significava buttare i soldi. Era davvero una pazzia...".
Catanzaro, Modena... tutte trattative non concluse. Fino ad arrivare al Taranto, il suo rimpianto più grande.
"Per il Catanzaro la storia è abbastanza semplice. Il sindaco mi chiese di scendere giù il giorno dopo le elezioni, ho visto le carte della società e mi è stato detto che c'erano comunque altri imprenditori locali disposti a rilevare la squadra. A quel punto mi sono fatto da parte perchè era giusto dare la società a persone del luogo". "Sul Modena, invece" - aggiunge - "ho inviato la richiesta i primi giorni di Agosto e il 24 Agosto avevo un appuntamento per acquisire la società ma chi doveva presentarsi non lo ha fatto. Da quel giorno nessuno mi ha risposto più al telefono, facendolo solo qualche giorno dopo".
"Avere o meno una squadra in Italia mi cambia poco la vita. A me interessava avere il Taranto perchè per le potenzialità della piazza mi sarebbe piaciuto coinvolgerlo in quello che sto facendo. L'incontro con Bongiovanni e Zelatore era andato bene, avevo accettato tutte le loro condizioni. Poi non so cosa sia successo... Ma io rimango sempre disponibile. Era davvero tutto pronto per arrivare lì, rinforzare la squadra e ridare di nuovo entusiasmo allo spogliatoio".
Mancini avrebbe rilevato le quote di Bongiovanni e Zelatore. Si sarebbe trovato a gestire il tutto con la Fondazione Taras, ma senza alcun problema...
"Le quote che stavo acquistando sono quelle in mano ai soci Bongiovanni e Zelatore. Ero pronto ad accollarmi mutuo, fideiussione, iscrizione. Tutti i debiti attuali. Con la Fondazione Taras credo che avremmo avuto un rapporto leale e sereno. Il mio intento era quello di riportare il Taranto ad alti livelli e per questo motivo credo che con loro non avremmo avuto problemi a rapportarci".