LE VOCI DI MRB.IT

Non è una dichiarazione di vendita, ma una provocazione...

Il costo di un euro simbolico è fittizio. Il Taranto non è acquistabile
   Maurizio Mazzarella

27 Luglio 2017 - 10:26

Tempo di lettura: 4 minuti

Per molti è sembrato un fulmine a ciel sereno, in realtà era una mossa prevedibile, probabilmente giunta con un netto ritardo. Che una parte di tifoseria voglia la testa, metaforica, del duo Zelatore-Bongiovanni è cosa arcinota da mesi ormai. E non è un sentimento maturato semplicemente dopo la matematica certezza della retrocessione in Serie D, ma da molte settimane prima. Inutile fare dietrologia, gli errori commessi dall'attuale società associati ad una serie di difetti di comunicazione sono ben conosciuti e quotidianamente contestati. Bensì è da valutare la tempistica della messa in vendita del pacchetto di maggioranza del Taranto. Una società stanca e vogliosa di lasciare, certamente non lo fa dopo aver investito su una nuova squadra ed un nuovo staff tecnico, ma alla fine di un torneo a conti fatti disastroso. Perché un nuovo proprietario dovrebbe portare avanti un progetto realizzato dal proprio predecessore, specialmente prima di iniziare una nuova stagione?

Altra cosa è il tempo di messa in vendita. Siamo certi che una quindicina di giorni circa siano sufficienti per portare avanti una trattativa di cessione di una società di tale portata? Ne abbiamo viste di cotte e di crude negli ultimi venti anni almeno ed anche di più. Mai una trattativa è decollata in due settimane, ma in almeno un paio di mesi. Lo dicono i fatti, non le parole. Inoltre: siamo certi che il valore reale del Taranto sia davvero di un euro? Perché un nuovo proprietario dovrebbe accollarsi i debiti creati da altri, ma andando nel particolare, a quanto ammonta questa massa debitoria? Soprattutto se a questa va aggiunta la dilazione delle rate per appianare il finanziamento ricevuto per l'ormai famoso fondo perduto. Ci sono tanti conti che non tornano, sia da un punto di vista finanziario e quindi numerico, che di contenuti. Nell'ultima intervista rilasciata dal presidente Zelatore al proprio media partner, che visto il rapporto di sponsorizzazione e non me ne vogliano i colleghi, non fa certo un lavoro di critica, ma di semplice trasduttore di informazione, non sembra affatto che l'attuale società abbia voglia di vendere. L'immagine trasmessa è quella di una provocazione che funge da replica al comunicato di alcuni gruppi della Nord che annunciano la diserzione. Ecco che quindi il comunicato di cessione appare un gesto quasi infantile, come di ripicca, che non sembra possa fare il bene del Taranto.

Parliamoci chiaro. La parte di tifoseria che non non sostiene questa società ed inneggia alla diserzione, non è certo irritata per una conferenza stampa non fatta, ma per una serie di provocazioni che perdurano da troppo tempo. Come il comunicato post Messina, le dichiarazione della presidenza su un eventuale premio salvezza subordinato alla presenza dei tifosi allo stadio. O quel continuo scaricare responsabilità su altri, che allontana la presa di coscienza dei propri errori. Quel mancato dire “ho sbagliato” che rimarca una palpabile mancanza di umiltà, parola di cui spesso qualcuno ne ha abusato. Non basta avere i conti ordinari in regola, non basta iscrivere la squadra al campionato, non basta pagare in regola spettanze ed emolumenti. Spesso non è una questione economica la reale problematica, ma di atteggiamento. Di modo di agire o di porsi.

La sensazione è che si voglia dire alla gente che senza questa società non si può fare calcio. La realtà è ben diversa, perché qualsiasi imprenditore che abbia voglia di investire non cerca un vuoto a perdere certamente, ma basi più solide che se non vengono mostrate non si può dire che ci siano. E qui parliamo di conti pregressi. Dalle polemiche ovviamente escludiamo i nuovi arrivati: allenatore, direttore sportivo e squadra, che anche se hanno sposato questo progetto non possono essere colpevoli di un passato torbido. A questo punto cosa dobbiamo attenderci? Che il passaggio di consegne avvenga sul serio, perché se non avverrà, sarà l'ennesima commedia di Pulcinella a cui assistiamo da anni a Taranto che poteva essere evitata.

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