CASA EURO TARANTO

Sacchetti alla Casa Euro Taranto, un cognome una garanzia

Il giocatore, 'Questa è una sfida con me stesso'
   Luca Fusco

02 Agosto 2016 - 14:00

Tempo di lettura: 2 minuti

Secondo tassello senior per il roster del Cus Jonico Basket Taranto in vista del prossimo campionato di serie B di pallacanestro. Si tratta della guardia Tommaso Sacchetti. Un cognome che nel basket italiano è sinonimo di garanzia e di grande pallacanestro, quella di coach Romeo Sacchetti, fresco dell’incarico di allenatore dell’Enel Brindisi, campione d’Italia due stagioni fa sulla panchina di Sassari con nel palmares oltre uno scudetto anche due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Successi in Sardegna condivisi con l’altro figlio Brian, fratello di Tommaso.

La giovane guardia classe ’93 non vede l’ora di mettersi in luce ed ha scelto Taranto per quella che lui stesso definisce: “una sfida personale contro me stesso, per dimostrare il mio valore, per mettermi alla prova con un basket di categoria superiore”. Determinato “Tommy” che nasce il 29 dicembre 1993 a Torino per poi crescere a Varese. Tra Pino Torinese, Pallacanestro Varese e Campus Varese i suoi primi passi con la palla a spicchi, quindi in simbiosi con la famiglia, la trafila delle giovanili a Castelletto Ticino e Arona prima di tornare l’ultimo anno di nuovo a Varese. Intanto ad Arona comincia a muovere i primi passi nel basket dei “grandi”, in serie D, ed è subito promozione, quindi ancora serie C con Torres e poi Tradate lo scorso anno.

Giocatore dotato di un buon tiro specie sugli scarichi, garantisce massimo impegno e abnegazione difensiva votato al “sacrificio” per il gioco di squadra. “Questa estate mi sono ripromesso di salire di categoria – sottolinea Sacchetti – per mettermi alla prova con un basket professionistico in cui ci si allena tutti i giorni. Taranto credo possa essere il posto giusto. Comunque vada voglio testare il mio limite, voglio vedere dove posso arrivare”.

Tommaso non si schernisce sulla domanda, scontata, sulle figure del padre e del fratello: “La cosa che manca in famiglia è la pressione, specie uno con l’altro. Siamo contenti e festeggiamo i successi, nel basket e nella vita, di ognuno. Non sento come ingombranti le figure di papà e di Brian, anzi. A mio padre ho chiesto consiglio sull’opportunità di giocare a Taranto. Avere uno come lui nella ‘vicina’ Brindisi sarà d’aiuto. Ma, cosa più importante, non vedo l’ora di cominciare a lavorare con coach Putignano. Ci ho parlato a telefono, mi è sembrata una persona che persevera la cultura del lavoro. In questo siamo già in sintonia”.

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