LE VOCI DI MRB.IT

Altri tre gol subiti, il pareggio a Marcianise è letale. Campionato ormai perso

Complimenti ai vincitori, ma non ai vinti. Il tempo del perdono è finito
   Maurizio Mazzarella

25 Aprile 2016 - 22:06

Tempo di lettura: 3 minuti

Non è accettabile. Un comportamento come quello del Taranto contro il Marcianise non è affatto accettabile. Non è rispettoso nei confronti dei tifosi, non è rispettoso nei confronti della maglia e non è rispettoso nei confronti di uno sport come il calcio. Trovarsi con i tre punti ormai in tasca e poi giocare in modo mediocre nella ripresa, facendo in modo di subire non solo il pareggio, bensì di rischiare addirittura la sconfitta, induce all'idea che questa squadra in campo poteva e doveva fare molto di più, ma non l'ha fatto.

Difficile comprenderne il motivo, ma sta di fatto che il Taranto anche quest'anno dice addio alla possibilità di una promozione diretta, in un campionato che rispetto ai precedenti, era assolutamente accessibile. Il Taranto doveva agguantare la prima posizione e guadagnarsi l'accesso alla Lega Pro di diritto senza passare da ipotetiche lotterie spesso fucina di delusioni per il popolo rossoblu ionico. Era un obbligo morale dopo una serie di tornei disputati con entusiasmo, ma che a conti fatti non hanno mai portato a qualcosa di concreto.

Si è preferito nel post Serpentara parlare male dell'arbitro, probabilmente giustamente, senza però fare alcuna autocritica, cosa assurda nel mondo del calcio. Si è parlato soltanto della direzione arbitrale, senza analizzare le falle evidenti dell'organico, in particolare nel reparto difensivo, sorpassando di netto il fatto che il Taranto in due partite avesse subito la bellezza di cinque gol in casa. Qualcosa di assurdo che andava analizzato in modo congruo, in quanto segnale concreto di un muro che stava crollando. E a queste cinque reti ora si sommano le tre incassate contro il Marcianise, che portano ad otto il numero di gol subiti dall'estremo difensore.

Aspetto che in molti casi avrebbe in automatico portato all'esonero dell'allenatore in qualsiasi altra piazza, senza voler male a Cazzarò, ma che ormai a questo punto del campionato non ha più senso. Certamente la squadra in campo nelle ultime due partite non ha dato un buon feedback, fatta eccezione per qualche singolo, come Genchi, un vero e proprio patrimonio per il Taranto. Avere in rosa un elemento come Genchi e non vincere il campionato è un vero e proprio reato senza potenziale possibilità di prescrizione. E non è una questione di voler fare o essere scienziati per forza, come dichiarato con troppa leggerezza da qualche tesserato rossoblu negli scorsi giorni, ma la voglia di cercare una critica costruttiva con la giusta obiettività.

A questo punto è logico domandarsi quale sia il male che ha attanagliato questo Taranto, cosa c'è di sbagliato e perché non si vince. Perché quando la vetta era così vicina si è finiti per sprofondare in una classifica certamente corta, che conferma come un campionato così mediocre poteva essere vinto a mani basse. Il campionato è ormai finito, a poco valgono le prossime partite e quello che diranno i play-off si vedrà. Complimenti ai vincitori, ma non ai vinti, perché di errori nel corso di questa stagione ne sono stati commessi tanti ed il tempo del perdono che piaccia o no è ormai finito.

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