TARANTO FC

Dellisanti, 'I fattori esterni hanno condizionato il mio lavoro a Taranto'

Intervista di MRB.it all'ex calciatore, tecnico e dirigente del Taranto
   Angelica Grippa

20 Settembre 2018 - 16:31

Tempo di lettura: 4 minuti

Franco Dellisanti, calciatore del Taranto ai tempi gloriosi di Erasmo Iacovone, annovera tre esperienze da allenatore e una direzione nell'area tecnica ai tempi di Zelatore-Bongiovanni. Da sempre legato a Taranto, ci concede con cordialità una lunga intervista fra aneddoti passati e progetti futuri.

Signor Dellisanti, cosa non ha funzionato concretamente nelle sue esperienze a Taranto lontano dalle vesti di calciatore, come allenatore o direttore tecnico?
"La domanda che mi pone mi rende felice, poiché mi darà la possibilità di chiarire alcuni punti che considero focali. Nelle mie tre esperienze da allenatore del Taranto, non mi riconosco particolari mancanze a livello tecnico e tattico. Sono sempre stati i fattori esterni che hanno condizionato negativamente tutto ciò che mi proponevo di fare con dedizione e passione. Nella prima esperienza, dove militavano Pieroni, e lo stesso Panarelli, la squadra ha pagato una totale mancanza di programmazione. Anche con Blasi, sono piombate dall'esterno delle situazioni complesse, che hanno vanificato parte del lavoro svolto in campo. Altri episodi cruciali li ho vissuti con la società di D'Addario dove abbiamo totalizzato 2 vittorie e 5 pareggi su 7 match disputati. Due anni fa, da direttore tecnico e consigliere della società, avevamo una squadra costruita bene, che senza fattori esterni controversi si sarebbe salvata ad occhi chiusi. Tutto questo preambolo per dire che a volte le apparenze ingannano, i problemi che ho avuto a Taranto non riguardavano l'aspetto prettamente calcistico, ma per lo più mi si sono riversate addosso tutte quelle situazioni societarie che da anni destabilizzano l'ambiente tarantino".

Le chiedo una comparazione fra l'ambiente tarantino vissuto da calciatore e quello vissuto nelle altre esperienze. Le reali differenze in campo, nello spogliatoi e a livello societario.
"E' cambiata ogni cosa, soprattutto la mentalità del lavoro. Sicuramente da calciatore la società del Taranto disponeva di maggiori risorse economiche, si potevano fare programmi differenti. A parer mio vi era più professionalità, senza contare l'attaccamento alla maglia. Eravamo un gruppo di amici, ci frequentavamo al di fuori del campo, una grande famiglia con intese spettacolari e preziose. Adesso i calciatori svolgono una vera professione, un ambiente più freddo e distaccato che sacrifica le intese sul campo e a livello di rapporti umani".

Parliamo del presente. Nella prima di campionato contro il Bitonto in casa, il Taranto ha toppato l'esordio. Venti minuti di fuoco con gol, e poi il pareggio e la sofferenza. Ancora una volta delude questa squadra, perché?
"Questo risultato è pesante, in casa all'esordio. Ma non è irrecuperabile, bisogna tener conto di varianti importanti come il cambio dell’allenatore. Modificare l'area tecnica, il gioco, comporta sempre il pagamento di dazi, ce lo insegna l'esperienza. Ecco, presumo che il Taranto abbia pagato questo dazio domenica".

Massimo Giove con il suo staff, amministrano bene questa società calcistica?
"Direi di si, vedo una società che si è sforzata di costruire una squadra competitiva. Mi piace questo Taranto, può tranquillamente giocarsi tutto con squadre come il Cerignola, e altre candidate alla vetta. Sarà sempre il campo ad emettere la sentenza finale".

Segue sempre con passione le vicende del Taranto calcio, oppure in modo distaccato per tutte ciò che è avvenuto nella storia recente?
"E' impossibile essere distaccato da quella che considero la mia città. Non ho un rapporto diretto con questa società, in altre parole non sono loro consigliere, ma resto il primo tifoso di questa squadra".

Se questa società la richiamasse a collaborare, tornerebbe?
"No, sono troppo spaventato dai trascorsi vissuti. Il sottoscritto è stato apprezzato in ambienti come Benevento, Catanzaro, Potenza, lavorando con dedizione ho ottenuto risultati grandiosi. Il mio più grande rammarico resterà sempre l'incapacità di aver imposto il mio calcio a Taranto, per le situazioni ambientali sfavorevoli. Se ho dimostrato il mio vero valore in tante piazze, sarebbe stato fantastico farlo a Taranto, ma mi rendo conto che è un ambiente alquanto problematico".

Cosa differenzia sostanzialmente queste realtà da Taranto?
"Le racconto un episodio esplicativo. A Benevento le prime 4 giornate di campionato avevo totalizzato un solo punto. In seguito il presidente di allora entrò nello spogliatoio affermando che non avrebbe cambiato né il tecnico né tantomeno un solo calciatore, anche a rischio retrocessione. Il programma iniziale non sarebbe cambiato di una virgola, la squadra dopo quel colloquio si sentì cosi forte che ottenemmo un risultato magnifico. Avere alle spalle una società così decisa, costituisce il fondamento assoluto per ottenere risultati importanti".

Cosa l'appassiona attualmente?
"Metto a disposizione la mia esperienza ai ragazzi del Rotonda. Veder crescere questi ragazzi, insegnarli i segreti tecnici e seguirli a livello umano, è davvero stimolante. Ripartire dalle basi per ricostruire il calcio italiano è basilare per me".

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