TARANTO FC

Dellisanti, 'C'è bisogno di una nuova mentalità. Il segreto è nel settore giovanile'

MRB.it intervista l'ex tecnico del Taranto Franco Dellisanti

Franco Dellisanti - foto Luca Barone

   Angelica Grippa

04 Luglio 2018 - 21:28

Tempo di lettura: 5 minuti

Franco Dellisanti più volte presente nelle stagioni del Taranto non solo come allenatore, ci propone la sua idea di calcio e ci confessa le sue aspirazioni future. Con grande piacere MRB.it ospita quest'uomo dalla grande esperienza calcistica.

Signor Dellisanti immagino segua le vicende del Taranto, mi lasci un parere personale su tutta l'ultima stagione disputata dalla squadra rossoblù?
"Tutto sommato credo che il Taranto abbia disputato un'ottima stagione, vi sono stati momenti in cui si è giocata il titolo con una formazione come quella del Potenza, una squadra quasi imbattibile. E' stata la prima frazione del campionato che ha penalizzato tantissimo l'andamento, tanto da farle perdere in modo definitivo la possibilità di un primato. Non ha mantenuto fede a quella che era la programmazione, ma soprattutto le aspettative iniziali".

Cosa sarebbe cambiato di fatto se il Taranto avesse vinto anche l'ultima partita nei play-off i casa della Cavese?
"Ci sarebbero state possibilità per un'eventuale riammissione, non dico di ripescaggio perché è già successo due anni fa. Credo che ci saranno delle riammissioni, poiché il campionato di Lega Pro è indebitato e per questo ci saranno delle defezioni. Il Taranto avrebbe potuto sperare, a maggior ragione vincendo i play-off. Senza contare quanto sia stato penalizzante per i tifosi, che hanno perso ogni speranza".


foto Luca Barone

Differenze tra gestione Cozza e gestione Cazzarò.
"Le dico che Cozza ha operato in una situazione ambientale davvero critica, a prescindere dalle mancanze della squadra e i problemi personali dell'allenatore. Si erano verificate delle fratture in precedenza che non gli hanno permesso di svolgere serenamente il proprio lavoro, perché la squadra di partenza non era messa affatto male. Con una serenità ambientale, il Taranto di Cozza avrebbe fatto molto meglio. Mentre Cazzarò ha potuto lavorare in un contesto più sereno, una volta sistemate le situazioni societarie, e il contesto ha un peso fondamentale".

Quindi mi sta dicendo che nel cambio di rotta del Taranto, ha influito molto di più il cambio di società che il nuovo allenatore?
"I cambi di società non si fanno in corso d'opera, qui è stato commesso un errore a parer mio, così è stata penalizzata la squadra e l'allenatore".


foto Luca Barone

Così si può fare realmente per fare in modo che il Taranto non militi più in Serie D?
"Bisogna costruire una squadra competitiva e sbagliare il meno possibile, programmando una stagione di vertice. Avere le idee chiare, sulla base della scorsa stagione colmare le lacune e per l'organico vedere gli errori commessi in passato a livello tecnico e ambientali. Facendo tesoro delle esperienze negative".

Cosa la lega al Taranto personalmente?
"Per me Taranto è gioia e dolori, mi hanno fatto allenare questa squadra sempre in condizioni alquanto sfavorevoli. Nonostante questo, voglio ricordare che in una stagione ho disputato 7 partite senza perderne una e senza incassare un solo goal. Sappiamo come è andata a finire, parlo della gestione D'Addario. Mi ricordo benissimo, 3 vittorie e 4 pareggi, uno col Foggia che grida ancora vendetta, sbagliammo l'inverosimile sotto porta. Quella vittoria avrebbe scritto un cammino da primato ma non andò così. Andai via da Taranto così con il record d'imbattibilità".

Di cosa si occupa adesso? Ha progetti nell'immediato?
"Ho ancora tanta voglia di allenare, senza presunzione ma il calcio moderno l'ho fatto in tempi non sospetti. L'ho proposto a Benevento dove ho vinto il campionato, a Catanzaro, a Potenza. Ancora adesso mi reputo avanti con i tempi, ecco perché trovo ingiusto che debba rimanere fuori. Adesso sono fuori per una scelta personale, sono stato costretto, ma spero di ritornare quanto prima. Il calcio è la mia passione, è la mia vita. Voglio trovare la giusta situazione per rientrare".

Ipotizziamo che in futuro il Taranto la richiamasse. Cosa risponderebbe?
"No, come allenatore non ci tornerei. Penso che quando hai militato in una stessa piazza per 3 o 4 volte non è più il caso, diventa un eccesso. Ma mi piacerebbe darle comunque una mano dall'alto della mia esperienza, per le mie capacità. Ma ripeto, in questo momento la mia aspirazione è quella di stare sul campo e trasmettere la mia idea di calcio. Fino a quando avrò la forza farò l'allenatore, dopodiché farò frutto della mia esperienza e delle mie conoscenze calcistiche. Senza considerare anche le mie doti nelle pubbliche relazioni, quindi se il Taranto mi chiamasse per un ruolo dirigenziale accetterei, ma non nell'immediato, sempre nel futuro".

Cosa augura alla squadra rossoblù per il futuro?
"Auguro al Taranto una società che abbia una programmazione a medio termine e che punti a valorizzare le risorse del territorio a livello calcistico. Credo che a Taranto ci siano tantissimi talenti, tanti giovani ragazzi che vogliono intraprendere la carriera calcistica. Ma ho da fare un'ardua critica, questi talenti non hanno né strutture, né allenatori capaci d'insegnare e valutare le loro potenzialità. Nei settori giovanili devono esserci i migliori allenatori, quelli che si fanno pagare, ma che offrono un servizio importante per la crescita del calciatore. Con tutto il rispetto non parlo solo di Taranto, ma di tutto il sistema, ci vogliono allenatori che insegnino la tecnica, non solo l'aspetto tattico come vedo fare adesso nelle scuole calcio. Taranto ha bisogno di una mentalità totalmente diversa, altrimenti non cresceremo mai, ma per fare tutto questo ci vuole una società solida che prende a livello dirigenziale uomini e tecnici capaci. Faccio un esempio pratico e famoso, l'Atalanta, questa squadra si regge in piedi perché ha un settore giovanile che è la fine del mondo, perché hanno dei tecnici bravissimi. Chiudo quindi augurando a Taranto un settore giovanile all'altezza a partire dalle strutture stesse. C'è da fare un grosso lavoro ma comprendo che la società voglia dei risultati nell'immediato. Ecco perché si concentra quasi del tutto sulla prima squadra, invece io vorrei che la la società porti una programmazione vera. Bisogna investire tantissimo nel settore giovanile".

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