TARANTO FC

Colletto, 'Taranto merita molto più rispetto'

MRB.it ha ascoltato Domenico Colletto, ex rossoblù dal 2000 al 2002
   Angelica Grippa

23 Giugno 2018 - 16:21

Tempo di lettura: 5 minuti

Domenico Colletto ha militato nel Taranto dal 2000 al 2002, la sua esperienza con i rossoblù fu segnata da un brutto infortunio. Ecco le parole dell'ex giocatore campano.

Signor Colletto parliamo di passato, mi parli della sue stagioni a Taranto, un breve excursus della sua carriera qui.
"Il primo anno che sono arrivato venivo dalla Nocerina, abbiamo vinto il campionato. Ma vi fu una nota stonata quell'anno, mi infortunai e ne fui tanto dispiaciuto. Passai varie peripezie, mi operai l'anno seguente e mi ripresi in parte, ma ricordo i ragazzi festeggiare per la vittoria del campionato e io ai box, fu una sensazione davvero brutta. Mi rattrista che a Taranto non abbiano mai visto il vero Colletto. In seguito andai in prestito al Benevento con gente che già mi conosceva che andò via da Taranto".

Che aria si respirava ai tempi di Pieroni in quella squadra e a Taranto?
"Vi era un entusiasmo pazzesco, dalla società ai tifosi, sino a noi nello spogliatoio stesso. Parlo del primo anno che passammo dalla C2 alla C1, eravamo un gruppo eccezionale fatto di calciatori di livello, avevamo tutte le carte in regole per disputare un grande campionato come di fatto avvenne".

Cosa la lega a Taranto, esiste una differenza con gli altri ambienti, e cos'ha di speciale la tifoseria tarantina?
"Le dico che venivo dalla Nocerina dove i tifosi sono anch'essi caldi, ma Taranto, i suoi tifosi hanno qualcosa di speciale. E' una piazza straordinaria e credo meriti molto di più di quelle categorie in cui milita da anni. Quell'anno vincemmo il campionato, vincevamo le partite in casa e in trasferta, ma ripeto Taranto come squadra meritava e merita altre categorie, anzi merita molto più rispetto".

Se dovesse paragonare Taranto ad altre realtà? Altre squadre con lo stesso calore e affetto?
"Le dico Benevento, che bella tifoseria, vengono in massa quando si fa risultato ma sostengono la squadra anche quando non si fa tanto bene. C'è stima e calore tra squadra e tifoseria".

Segue ancora le vicende del Taranto, se sì cosa pensa di questa stagione appena conclusa del risultato raggiunto.
"Seguo abbastanza da lontano il Taranto, ma so che hanno raggiunto un posto alto in classifica, mi pare il quarto poi hanno disputato i play-off".

Ma secondo lei quali sono i motivi che portano il Taranto a militare in Serie D? Il non riuscire a centrare l'obiettivo per risalire, con una città così importante?
"Le faccio un esempio diretto, quando giocavo al Benevento e al tempo non esisteva la Lega Pro ma c'erano C1 e C2, e noi facevamo la C1, perdemmo la finale play-off con il Crotone, ma la società reagì. Quello che voglio dirle che se una società è forte e solida non riesce al primo, magari non al secondo o al terzo anno, ma prima o poi riesce a centrare l'obiettivo. Ci vuole programmazione, il Benevento in 4 o 5 anni con contratti importanti e tanti calciatori di qualità non riusciva a raggiungere il traguardo, ma una società caparbia e con programmazione non molla, e in qualche anno sono passati dalla C alla B e poi sino alla A. Una squadra come Taranto merita una società che resti, che spinga, che programmi, il segreto per me è questo. Il Taranto meriterebbe minimo la Serie B come la fanno le altre pugliesi, non vedo cos'hanno in più. Ma le società a Taranto cambiano, vendono, mollano e questo crea una forte instabilità. Il Benevento con pazienza ha compiuto tutto in qualche anno dopo tanti sacrifici. Certo è che ci sono tanti retroscena che non noi non conosciamo".

Il momento più bello e quello più brutto nella sua carriera da calciatore?
"I momenti più belli sono quelli di quand'ero ragazzino, avevo 15 anni all'epoca giocavo con il Sorrento, feci una partita con la prima squadra e poco dopo a quella tenera età feci il mio esordio in Serie C. Come il debutto in Serie B a 18 anni. Ci sono stati altre tappe belle, i campionati vinti, ma esordire in quelle categorie a 15 anni è imparagonabile, una gioia immensa. I momenti peggiori sono tutti legati agli infortuni, tra questi il più brutto fu proprio quello a Taranto, dove pensai addirittura di mollare. Non riuscivo a capire l'entità vera di quell'infortunio, girai tanti ortopedici, i migliori, mi dicevano che avevo solo un'infiammazione. Ma mi capitava sempre che dopo due allenamenti non riuscivo a camminare, poi un certo Santino che forse ancora milita nel Taranto, mi portò da un altro dottore di Taranto, mi fece la stessa diagnosi. Ma andò più a fondo, guardando dentro vide la cartilagine del ginocchio forata, così stetti fermo un pò di tempo e alla fine recuperai e tornai per fortuna a giocare. Quel medico mi ha salvato".

Cosa fa attualmente? E ha progetti per il futuro prossimo?
"Attualmente ho una scuola calcio, e ho avuto proposte di allenare squadre importanti, l'ho fatto solo in Serie D. Poi ho trovato la mia strada, dedicandomi ai ragazzi. Per il futuro ricevo proposte da squadre anche di Serie B, ma preferisco continuare a lavorare con i giovani, si hanno molte più soddisfazioni con loro".

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