IL DOPO CAVESE-TARANTO

Campionato finito? Si?

Una delle variabili indipendenti che influenza un campionato nella serie D...
   Roberto Orlando

21 Novembre 2017 - 11:43

Tempo di lettura: 2 minuti

Una delle variabili indipendenti che influenza un campionato nella serie D è sempre stata quella di affrontare gli scontri diretti e le partite più "ostiche" nei momenti "migliori"; si intende, ovviamente, una combinazione che tiene conto di tanti fattori, che possono influenzare in bene o in male il campionato di una squadra di vertice. Abbiamo assistito spesso, in questi desolanti anni di dilettantismo, di squadre nate per mantenere la categoria, che di soni afflosciate dopo un bel campionato di andata; oppure di squadre dallo spunto iniziale brillante ma che col tempo hanno confermato il famoso detto "furia francese, ritirata spagnola". Nel caso del Taranto aggiungiamoci pure che ogni realtà calcistica affrontata, dal paesino sconosciuto alla blasonata decaduta, ha giocato la partita della vita, perchè contro il Taranto così funziona.

E allora il campionato diventa un percorso ad ostacoli, dove (per esempio) se vai a Francavilla in Sinni nel periodo per loro migliore, perdi la partita, mentre da febbraio in poi puoi incontrare e battere agevolmente squadre che non hanno più niente da chiedere che magari all'andata ti hanno fatto perdere preziosi punti.
E quest'anno la musica è la stessa: la Cavese, che chissà se a fine stagione sarà ancora li a lottare per la promozione, ieri ha vinto per mantenere la vicinanza von la capolista. La variabile di affrontare una squadra di livello nel momento peggiore ha portato alla quinta sconfitra stagionale, quasi una condanna; si, perchè se vuoi vincere il campionato, da qui all'ultima giornata occorre non perdere più, ma non solo. Occorre vincere più scontri diretti possibili e sperare che chi sta avanti inciampi spesso. Insomma, un mezzo miracolo calcistico.

Adesso quindi, qual è il percorso da prendere? Occorre certamente continuare a lottare domenica per domenica, facendo la propria parte, filosofia cara a mister Cazzarò, ma soprattutto è necessario lavorare già sottotraccia per creare le basi per la prossima staguone, che sia in D o chissà dove. A queste latitudini siamo sempre stati abituati a far tabula rasa di rose, giocatori, allenatori e gruppi. Quei rari casi in cui si è confermata una base consolidata (vedasi le stagioni 2015-2016 o la stagione 2011-2012) si è riusciti a fare campionati importanti sin dall'inizio. Che dopo gli avventurieri del pallone degli ultimi anni potremmo vivere con Giove una esperienza del genere? Il tempo ci darà la risposta, adesso occorre continuare a lottare e a sperare, dando continuità a questo gruppo. Il campionato è ancora lungo.

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