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Contro tutto e contro tutti

'Scusa... che ha fatto il Taranto?', rubrica di Marcello Fumarola
   Marcello Fumarola

25 Settembre 2017 - 13:17

Tempo di lettura: 4 minuti

Sarò più breve del solito (ma giusto un pò) perché questo Taranto, da qualsiasi prospettiva lo si voglia guardare, inizia a non meritare neanche più la nostra rabbia, la nostra attenzione. Un'aberrante continuità di errori; la domenica in campo così come, fuori, accade per tutta la settimana. E così succede anche che un allenatore appena sedutosi su quella panca (e che in carriera si è seduto "solo" su quella panca), già costretto a rinunciare ad un importante giocatore per squalifica (Scoppetta) e ad altri, come Cacciola e Savanarola, per (quantomeno annunciati) infortuni, si permetta il lusso di lasciare in panca Crucitti, attuale bomber rossoblu, sinora l'unico in grado di accendere una luce nelle tenebre di questa squadra. Non solo, oltre al cambio di modulo (a parlare del quale, nel contesto, viene quasi da ridere), ci sono gli esordi dell'appena arrivato under Li Gotti e quelli dal primo minuto di Giovannini (pupillo di Volume... molto meno di Cozza) e dell'altro under Giorgio. Insomma, dopo la grottesca, quanto incoerente con i proclami estivi, rivoluzione tecnica attuata in settimana, altri stravolgimenti in campo contro un avversario a dir poco "quotato"; quasi un suicidio pilotato insomma che inevitabilmente porta a pensare ad una formazione scritta a quattro (o forse più) mani.

E parlando dell'avversario, il Cerignola, mica posso dimenticare l'ironia di tanti "devoti" nel commentare la campagna acquisti dei foggiani, condotta da un direttore sportivo che ha preferito i fatti alle parole (pronunciate o suggerite agli amici giornalisti) per dimostrare il suo valore. Ironia della sorte, a far gol dopo una manciata di secondi (chissà se sono riusciti a battere un altro record negativo) è proprio Iannini, uno di quelli che in serie D ti fa la differenza, in campo e nello spogliatoio; uno di quelli che indicano la reale volontà di una società di puntare alla promozione e non di vendere ulteriormente fumo ad una esausta ed indispettita tifoseria. Altro aspetto significativo la sostituzione, al 22simo del secondo tempo, tra le fila dei nostri avversari: esce un certo Gambino ed entra Longo, uno che di "pere" agli avversari ne ha fatte tante, anche più del nostro attuale "succo di frutta", ma sempre a queste latitudini, in questo infuocato girone e non sulle colline umbro/toscane e tranquilli dintorni. Costui, in quel di Cerignola, fa panchina... e ho detto tutto.

Per il resto di cosa vorremmo parlare ancora? Di quel poveretto di Spataro "figliol prodigo", che magari sbaglia qualcosa sul secondo gol? Vogliamo parlare di una ulteriore terza maglia "sui generis"? Credetemi non ne vale proprio la pena. Come non vale la pena commentare le stucchevoli e quasi patetiche dichiarazioni dei protagonisti a fine partita. Sembra tutto un grande incubo e la cosa che fa più paura e che... pare non voglia finire. Chi è dentro questa riedizione di Nightmare, chi si atteggia a protagonista non avendo mai studiato né da attore e men che meno da professionista del pallone, è colpevole della morte della nostra passione, colpevole del fango che ha definitivamente sepolto un blasone già sbiadito. Non sono da meno coloro che tergiversano, pur potendo e dovendo dare un segnale. La Fondazione che bacchetta spocchiosamente i tifosi sui social, ma non prende coscienza dei motivi che l'hanno ridotta ad entità aliena in seno alla tifoseria rossoblu, piuttosto che raccontare le sue perplessità sull'operato di Volume (ma non si era al di fuori delle questioni tecniche?) trovi il modo di dissociarsi "tangibilmente" da questa società per dimostrare, con i fatti concreti, di non voler proteggere il cordone ombelicale che la tiene in vita perché legata a questo Taranto Fc 1927. Come può farlo? Beh, non è compito dei disfattisti tifosi da tastiera dare indicazioni; ai tempi di D'Addario le idee erano ben chiare; qualcuno conosceva il triste epilogo che si prospettava ed ha lavorato dietro le quinte per "creare un'alternativa". Ora, se quel triste epilogo dovesse ripetersi, dovremmo dire addio anche... all'alternativa.

Si giustificano così gli appelli a "sostenere" comunque, nonostante una situazione talmente raccapricciante da aver reso lo Iacovone più triste ed inguardabile di una foto post amichevole in quel di Assisi? E interessa davvero poco, a questo punto, se ci sia qualcuno che possa rilevare le quote, visto che (i recenti fatti lo confermano) la reale intenzione di cedere non esiste. Di fronte a questo atteggiamento da "contro tutto e contro tutti" assunto da tempo da parte della società e dei suoi più "fidi" collaboratori, la risposta, ben oltre qualsivoglia risultato sportivo, può essere una sola: lasciarli soli! Chi insiste e persiste, pertanto... è complice!

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