LE VOCI DI MRB.IT

Un gol di Pera non fa primavera...

Il calcio giocato non deve offuscare la realtà
   Maurizio Mazzarella

29 Luglio 2017 - 23:55

Tempo di lettura: 4 minuti

Se una rondine non fa primavera, non è un gol di Pera che deve distoglierci da quella che è la realtà. Il calcio giocato, il più delle volte, riesce ad offuscare delle problematiche che con il lungo andare divengono letali per la vita di una società. E questo a Taranto si è provato in più circostanze, D'Addario docet, con la differenza che allora la posta in palio era molto più alta e si chiamava serie B. Ora invece il Taranto si trova nei dilettanti e non si comprende di chi sia la colpa. O meglio, le responsabilità sono ben note, solo che spesso si fatica ad ammettere i propri errori. Nessuno ha voglia di criticare per partito preso squadra e società. Perché in una situazione storica particolare come questa, rischiano di finire nel pentolone persone che non hanno alcuna responsabilità. La partita contro l'Avellino ci ha mostrato un buon Taranto. Gioco tutto sommato discreto, certamente con meccanismi da oliare e individualità di pregevole qualità, anche se un centrocampista alla "Galdean", tanto per intenderci, serve a questa squadra come il pane. Pera ha fatto un gol all'Avellino, compagine di serie B ed è già un idolo. E' giusto così. Perché il calcio è un gioco. Bisogna però avere la forza di andare oltre, altrimenti si rischia di distogliere lo sguardo da un teatrino annunciato che onestamente poteva essere evitato. Ma andiamo con ordine. Il clima in città è sempre stato ostile nei confronti di questa società dopo la retrocessione dalla Lega Pro. In molti hanno chiesto un cambio di mano, ma tra le righe si è sempre dichiarato che non ci fosse nessuno pronto per sostituire il duo Zelatore-Bongiovanni. Eppure era ben noto che Blasi aveva voglia di tornare a fare calcio, fino a scoprire le carte in un'intervista televisiva. Nonostante l'arrivo di buoni giocatori per la serie D ed un profilo di ottima caratura come allenatore, la parte più integralista della tifoseria ha sempre dichiarato di voler disertare. L'attuale società ha tenuto duro in un certo senso, manifestando un certo entusiasmo per una campagna abbonamenti che al momento non sembra sia realmente decollata. Il comunicato della Curva Nord che ha ufficializzato la presa di posizione della diserzione, probabilmente ha rotto degli equilibri, tanto da indurre la società a mettere in vendita il Taranto al costo di un euro. Era palpabilmente una provocazione. Un modo per dire: “Visto? Ci sono solo io”. La realtà invece è stata ben diversa. Gli interessi inattesi e poi annunciati di Mancini e soprattutto di Blasi, hanno cambiato le carte in tavola. Così dal cilindro sono usciti degli attestati di stima all'attuale proprietà degni di una commedia di Mario Merola. Da chi sono giunti questi inviti a non abbandonare? Da Damaschi, dalla squadra e da chi se non da componenti dello stesso team? Poi quelle scuse un po' tardive, che sarebbero dovute arrivare a giugno e che sono state comunicate a ridosso di agosto, con la squadra già costruita. C'è chi rimane sorpreso per la proposta di Blasi, ma probabilmente di calcio capisce poco o nulla. Nessun imprenditore che subentra si accolla contratti di una squadra costruita da altri, cosa che invece l'ex patron sarebbe disposto a fare e se l'organico è stato già creato, con annessa l'organizzazione del settore giovanile, è logico che un nuovo proprietario difficilmente sarà disposto ad accollarsi gli oneri dei debiti pregressi. La questione stadio invece è un discorso che riguarderebbe un eventuale domani Blasi e l'amministrazione comunale. Non è certo un problema della società attuale, ne della tifoseria. Intanto questo era il momento giusto per dare la società in mano a chi ha già dimostrato ed ha voglia di portare in alto il Taranto, invece si è sprecata l'ennesima possibilità. Ecco che è arrivata la decisione di non vendere le quote di maggioranza, senza neanche attendere il sei agosto come prospettato in un primo momento. Ed ecco anche arrivare la lettera di rifiuto subito dopo l'offerta presentata da Blasi. E' l'ennesimo atto di una società al caffè, ormai in preda alla confusione. E se la squadra risponde fortunatamente sul campo, i comportamenti dietro la scrivania non lasciano presagire nulla di buono. C'è la sensazione di rivedere un film abbondantemente già visto, senza badare che chi è libero e pensante non ha più l'anello al naso, o meglio dire gli orecchini forse? E ci siamo capiti.

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