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Il male minore

Innanzitutto vorrei fare un applauso a quei Tarantini...
   Marcello Fumarola

15 Giugno 2017 - 13:57

Tempo di lettura: 5 minuti

Innanzitutto vorrei fare un applauso a quei Tarantini (pochi a dire il vero) che nel calcio hanno dimostrato di essere da Serie A: standing ovation pertanto a Ghigo Gori ed a Filippo Falco, protagonisti del miracolo Benevento sotto le luci di un "Vigorito" illuminato a festa (anche questo un miracolo ricordando l'ultima partita del Taranto contro i sanniti). Ma un grande applauso merita anche Francesco Vicari, prodotto del vivaio rossoblu griffato Mezzina, che raggiunge la serie A con la maglia della Spal e pare addirittura oggetto del desiderio di Roberto Mancini nella sua nuova ambiziosa esperienza all'estero con lo Zenit S. Pietroburgo. Non meno fragoroso l'applauso da riservare al talentuoso Francesco Orlando che, protagonista di un ottimo campionato in B nonostante la retrocessione del suo Vicenza, potrebbe trovare la massima serie nella giovane Atalanta di mister Gasperini.

Il calcio a Taranto è invece in serie D, categoria che, dopo la domenica elettorale, pare condivisa dalla città in altri più importanti contesti.
I quotidiani locali, evidentemente distratti dai "meravigliosi" colpi di mercato messi a segno dal Taranto, hanno dato poco risalto all'intervista rilasciata dal presidente della fondazione; a mio avviso, invece, molto interessante in proiezione futura. "Non si commettano più gli errori del passato", esclama Sostegno. E parla di scelte tecniche, di gestione economica, di mancanza di dialogo, insomma di un fallimento totale. Meglio tardi che mai, certo, anche se parlare ora di un ds nuovamente inadeguato, di un budget risicato o di scarsa chiarezza verso i tifosi, conferma purtroppo le sensazioni di un complice silenzio calato in via Principe Amedeo da due anni a questa parte.

E mi torna anche in mente chi, in un pomeriggio di fine maggio 2016, mi chiese testualmente se "la continuità di questa società e le scelte di Papagni e Dellisanti non fossero anche merito della fondazione". Vorrei riproporgli ora la stessa domanda, visto che purtroppo il mio scetticismo ha avuto risposta dai fatti e viene ora avvalorato anche dalle dichiarazioni del presidente del trust, prima "criptiche ora critiche" nei confronti del duo. Non vorrei rischiare, però, ricordando di aver visto lontano su questo come su altri aspetti, di sembrare un po' narciso, anche se lo sarei sempre meno di quelli che si sentivano 30 anni avanti e che ora rinunciano all'operatività (?) per "curare la promozione del tifo nella nostra città".

Come premesso, però, a prescindere dal ritardo accumulato, ora è il momento di andare a fondo; la fondazione può sicuramente mettere a nudo le intenzioni minimaliste di chi vuol gestire la società in D a dispetto di tutto e tutti, per motivi (forse) sconosciuti a noi poveri mortali ma che meglio potrebbe conoscere chi è stato al loro fianco per almeno un biennio. Insomma, come nei matrimoni da film,... Parlate ora o tacete per sempre! Potrei raccontarvi, poi, di spifferi relativi a giocatori che starebbero rifiutando Taranto su "consiglio" di alcuni ex rossoblu; che non sono quelli che hanno vissuto (?) il 22 marzo e non suggeriscono il no ai colleghi a causa della tifoseria o dell'ambiente ma per altri "aspetti" che potrete immaginare. Mai vista una cosa del genere!

Dopo un fallimento sportivo senza precedenti, un fallimento relazionale con tutti gli interlocutori (tifosi, fondazione e parte della stampa), anziché accettare il confronto attraverso una conferenza rimasta "chimera" si continua a millantare credito (sig. Roselli lei quando parla o scrive fa sempre danni) ed a minacciare attraverso interviste che, credetemi, non posso davvero commentare. Devo auto censurarmi per non rischiare di scadere in insulti e parolacce. Una cosa però non posso proprio esimermi dal sottolinearla: pensate davvero che il non iscriverci rappresenti una minaccia? È un film che avete già recitato nel volley e per "quelli che intendono disertare" non vedersi rappresentati da questa sorda società, credetemi, sarebbe comunque un lieto fine.

Ma fate presto... che i popcorn li abbiamo finiti. E poi c'è sempre quel 22 marzo: molti continuano a ritenerlo snodo (a mio avviso alibi) della nostra retrocessione ma quasi nessuno si chiede come procedano le indagini; nessuno più si chiede le motivazioni di una reazione unica (ed impunita) nel suo genere da parte dei giocatori. Sono passati quasi 3 mesi, ci sono stati alcuni daspo in quanto giocatori fisionomisti e dalla memoria fotografica (o fantasiosa) ben superiore alla professionalità e al coraggio dimostrato, avrebbero riconosciuto gli aggressori... o presunti tali. Ma non erano incappucciati?

Diciamocela tutta, apertamente come sempre: alla fine, è stato il classico fumo senza arrosto. Fumo nel quale è stato facile per tutti fuggire dalle proprie responsabilità: prima per la società, poco a suo agio tra i professionisti ed in fuga già nelle ultime partite di campionato, e a seguire per i giocatori. Sia chiaro, la mia è un'ipotesi come tante, tutte per ora rimaste stranamente e tristemente tali. Perchè alla fine, a pensarci bene, questa storia è andata bene a tutti... tranne che ai tifosi. Si, a tutti; i dissidenti troveranno presto altri ingaggi mentre chi "si è pentito di aver fatto il ripescaggio" è tornato nel suo dilettantistico habitat naturale, smascherando come la (solo) decantata programmazione è anch'essa, più di ogni altra cosa, una lontana ed utopistica ipotesi. Quindi, se il messaggio non fosse ancora arrivato, mandate pure i titoli di coda perché il vostro film horror, la prossima stagione, rischia un fragoroso flop ai botteghini.

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