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L'Eccellenza calcistica

'Scusa... che ha fatto il Taranto?', rubrica di Marcello Fumarola
   Marcello Fumarola

10 Aprile 2017 - 12:58

Tempo di lettura: 5 minuti

Ci sono novità nella formazione che Ciullo oppone al Lecce, seconda forza del campionato che tra le mura amiche cerca tre punti e spera che altri rossoblu (casertani) facciano uno scherzetto ai satanelli foggiani. A sorpresa viene schierato Balzano a destra nei quattro di difesa, con De Giorgi al fianco di Magri e Pambianchi in fascia sinistra. Nigro avanza a centrocampo con Lo Sicco e Maiorano, mentre nel tridente c'è Potenza dal primo minuto al posto di Viola. Guadalupi si accomoda in panca; al rientro dopo l'infortunio di Catania il ragazzo ha subito l'involuzione generale della squadra e non ha ripetuto le prime ottime prestazioni. E' un duro esame per il Taranto e forse per questo "le fasi di studio" durano una ventina di minuti in cui non succede praticamente nulla. Poi, ormai solito fulmine a ciel sereno, viene fischiato un rigore a favore dei giallorossi per un tocco "illegale" in area da parte di Nigro. Il pallone carambola sul braccio del nostro centrocampista proteso in tuffo con mano alta a "porgere la palma". L'arbitro non coglie il gesto di pace e decreta il penalty.

Accanimento terapeutico? Speriamo di no, anche se da qualche partita a questa parte sparare (con il fischietto) sulla Croce Rossa (e blu) sembra sia diventato lo sport preferito dalle ex giacchette nere. Passano pochi minuti e, con la solita dose di autolesionismo, collezioniamo un'altra performance da "mai dire gol". Rinvio approssimativo, liscio con autotunnel (Balzano, ma come si fa?) e Torromino scarta il torroncino di un secondo gol servito su vassoio d'argento dall'allegra difesa rossoblu. Partita praticamente finita in meno di mezz'ora nonostante un Lecce per niente trascendentale. Nella ripresa entra Sampietro per Balzano (per mister Ciullo, dopo De Nicola contro la Reggina, altra scelta poco felice) e Nigro scala dietro. Più ordinata la manovra rossoblu, anche se il Lecce sembra più preoccupato di quanto accade a Caserta, dove il Foggia imperversa, che di quanto provi a costruire il Taranto in campo.

Il miracolo di Perrucchini su Magnaghi però è fondamentale per i leccesi che rischiano ancora su una bella azione jonica; Viola conclude dalla distanza peccando, purtroppo come quasi sempre, di forza e precisione e la palla finisce lentamente a lato. Dopo un altro tentativo di Magnaghi con un destro dal limite dell'area, pronto ma impreciso, giochiamo alle belle statuine e su un lento cross dalla destra, a Doumbia, funambolo della fascia, non sembra vero di segnare di testa, non certo la specialità della casa. Anche in questa circostanza Nigro appare in difficoltà nel contrastare difensivamente, su palla alta, l'avversario.

Una partita in meno, una sconfitta in più. Certo, magari non era a Lecce che si poteva pensare di portar via punti salvezza; non sarebbe stato necessario se non avessimo fallito gli ultimi scontri diretti in casa e fuori. Nel dopo partita Ciullo, a differenza delle ultime dichiarazioni, riapre alla possibilità di riabbracciare i tre marcanti visita; forse perché la realtà con la quale si è dovuto scontrare è molto più triste di quanto potesse immaginare. Vicenda ingarbugliata sulla quale è intervenuto anche De Poli e per capire la quale bisognerebbe probabilmente conoscere aspetti al momento più o meno "oscuri" che potrebbero, chissà, giustificare il rapporto tra la reazione (la fuga) e l'offesa subita.

Affidandosi ai numeri, le prossime due partite in casa (Monopoli e recupero contro la Paganese), unitamente alla sconfitta interna dell'Akragas, potrebbero riaccendere la speranza ma è chiaro che ci vuole una scossa (o uno tsunami?) per ridare forza fisica e psicologica a quanto rimasto della squadra. Qualcosa che ci trascini fuori dai playout, fosse anche un trattore. E a cosa può valere, ora, cercare l'origine, le colpe della situazione attuale? Tanto ormai appare chiaro come le colpe siano di tutti (in primis dei tifosi, perché "fa tendenza") tranne di chi è stato autore e firmatario (da fine maggio, passando per gennaio) di scelte e strategie mediocri e scellerate.

De Poli dopo due mesi ci dice appunto che "a gennaio si poteva fare di più". Beh, ce ne eravamo sinceramente accorti; ma almeno il direttore veneto se ne assume le responsabilità, come già avvenuto durante la presentazione di Ciullo; doti, l'umiltà e l'autocritica, davvero rare se non sconosciute per gli altri dirigenti. Perchè qui, al contrario delle gite scolastiche, appare chiaro che "se facciamo l'incidente, muoriamo tutti... tranne il conducente". Ma questa è Taranto. Città di tifosi frustrati, spesso ingiustificatamente violenti, altrettanto spesso troppo vicini (con modalità differenti) alle società di turno; strateghi, custodi del sapere calcistico e non solo, saggi d'esportazione; città che contestava ed insultava, solo qualche anno fa, chi minacciava (dopo una salvezza miracolosa, una promozione, due playoff ed una salvezza in lega pro) di farci fare la fine del Martina; città che ora esalta (non tutta...ci mancherebbe) chi "la fine del Martina" c'è l'ha già fatta fare (con palla sotto rete anziché nella rete) ed ora (fastidiosa sensazione) non esiterebbe a ripetersi. Una tragica favola nella quale il finale non può che essere: "E vissero tutti felici e contenti nel loro calcio d'eccellenza... con la E maiuscola... però".

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