Marcello Fumarola | |
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Mi devo sforzare di commentare i dati di fatto; così mi è stato chiesto e, pur avendo qualcosa da obiettare, ci voglio provare senza batter ciglio. Ad Andria il Taranto ci arrivava senza Nigro, Stendardo, Sampietro e Paolucci. Assenze gravissime in considerazione del già poco elevato valore globale della rosa.
De Gennaro non è Elton John e a Nikita (Contini) ci rinuncia, confermando Maurantonio tra i pali. Il nostro portiere ha compiuto i soliti interventi miracolosi con un'incertezza sul gol del pari che (chissà) potrebbe agevolare un "conveniente" avvicendamento tra i pali, dato per possibile (se non probabile) da molte fonti, già al Degli Ulivi. A centrocampo c'è il nuovo acquisto Maiorano che, per caratteristiche tecniche, non è chiaramente l'uomo giusto al posto giusto; è affiancato dal baby Guadalupi e da Lo Sicco; si proprio lui: titolare a Siracusa, epurato in ottica cessione contro la Casertana e nuovamente titolare contro l'Andria; cose di normale amministrazione in questa stagione. Magnaghi ha certamente un futuro in politica; gode infatti dell'immunità da sostituzione e quando Emmausso entra in campo, riesce a far meglio di lui, in soli due minuti.
Esce invece Viola che conferma di poter far gol con discreta continuità, se solo qualche scienziato del pallone non lo emarginasse sulla fascia a collezionare magre figure. C'è l'esordio (positivo) di Magri nella difesa tornata allo schieramento a 3. Som esce nuovamente in anticipo, confermando qualche problema fisico non completamente assorbito. Chi gli subentra (De Nicola) conferma invece di essere solo una temporanea alternativa numerica (ed under) in più, in caso di estremo bisogno. Altro dato è rappresentato dalla presenza quasi sistematica di almeno due under nell'undici iniziale, ad ogni partita. 70 minuti di difesa ad oltranza, senza leggere il match e provare qualche cambio, portano alla sconfitta, anche se dolorosa ed arrivata negli ultimi minuti di (non) gioco. 17 i gol realizzati dal Taranto; solo la Vibonese ha fatto peggio di noi nel girone C di Lega Pro. Se consideriamo poi i rigori, punizioni ed autogol, siamo stati capaci di realizzare si e no una decina di volte su azione.
A fine partita le dichiarazioni di De Gennaro esprimono probabilmente il suo pensiero "di... vino". Il salice piangente citato nel titolo è tristemente riferito alla sua "immagine", alle sue analisi tecniche, al suo eloquio "Canà Style". Uno spettacolo straziante (anche questo credo sia un inconfutabile dato di fatto). Fantomatica vittima sacrificale di una società e di un De Poli assenti da tempo, nei post partita e non solo. La classifica diventa pericolosissima soprattutto alla luce non solo delle prestazioni o dei prossimi impegni, ma sopratutto della mentalità e dell'approccio della squadra ad ogni match.
Gli scontri diretti li avremo quasi tutti allo Iacovone ma, in questo scenario, con quali prospettive potremo affrontarli? Continuiamo a sperare, certo, in un cambiamento; ma le speranze, da sole, non fanno vincere le partite. Guardando le altre, il Catanzaro sembra rivitalizzato dal cambio tecnico (avvenuto già da un pò) e dal calcio mercato. Il Messina soccombe a Foggia reggendo egregiamente solo nel primo tempo. La Vibonese viene raggiunta sul finale dal Cosenza, che aveva maramaldeggiato allo Iacovone approfittando delle nostre assenze e della superiorità numerica. A Vibo la situazione è sicuramente critica, ma c'è un allenatore in panca che "ce no cade malate", può quantomeno rinvigorire i Calabresi. Il Melfi precipita e la cosa non mi dispiace affatto, visto che in questo campionato sta purtroppo mancando il fanalino di coda ben distaccato, come capitato invece lo scorso anno proprio nel nostro girone. Il cerchio delle squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere si restringe ad un novero in cui entra a far parte (a mio avviso solo momentaneamente ma spero di sbagliarmi) la Paganese, traumaticamente sconfitta in casa dal redivivo Catanzaro.
Dal canto nostro veniamo fuori dal mercato ancora oggettivamente e preoccupantemente incompleti. I posti vuoti lasciati nella lista degli over potrebbero essere coperti da qualche buon svincolato o da qualche intelligente reintegro, ma con legittimi dubbi sulla immediata impiegabilità e sul recupero della condizione dei giocatori ingaggiati o "recuperati". Disponibilità ancora dubbia (per transfer o per condizione fisica) anche del bomber delle nostre speranze; Juan Manuel Cobelli, delantero dimenticato nella serie B malese (si perché un altro dato di fatto è che non si trattava nemmeno di serie A) che qualcuno paventa non potrà giocare prima di marzo (e sarebbe un altro guaio non da poco).
Ma il dato di fatto più importante è senza dubbio il cambio dell'allenatore che, pensiamoci bene, senza quel gol al novantesimo probabilmente non ci sarebbe stato, nonostante l'ennesima deprimente prestazione. Qualcuno, mancando di rispetto alla stessa società, continua a sostenere la tesi che Papagni sia stato cacciato a furor di popolo, quindi "per colpa" dei tifosi. Ora non sappiamo di chi sia il merito, o la colpa, di questo ulteriore cambio. Il dato di fatto è l'ennesimo avvicendamento in panchina (il sesto in due anni); alla faccia della sbandierata programmazione. Perché se capisci di calcio, spesso e volentieri rischi anche di guadagnarci sopra; succede se ti affidi ad un Peppino Pavone a Foggia o ad un Pantaleo Corvino a Lecce. Fai la serie A ed i Rambaudi, Signori, Baiano, Vucinic o Bojinov (solo per nominarne alcuni) ti rimpinguano abbondantemente le casse societarie. Se vai avanti con l'acceleratore (e l'allenatore) sempre al minimo, basta una frenata improvvisa e... ti ritrovi in coda. È un dato di fatto anche questo... checché se ne dica!
Ma questo cambio andava fatto è quindi, buon lavoro al nuovo mister Salvatore Ciullo. Curriculum, il suo, che forse non rappresenta di per se una garanzia assoluta per il buon esito del nostro campionato; ma senza voler scomodare paragoni con le più blasonate big del calcio italiano, potrebbe bastare un'opera da "normalizzatore" molto simile a quella del Pioli nerazzurro. Un tecnico che sappia dialogare con tutti i componenti della rosa e capisca che il lavoro, prima ancora che sul campo, va iniziato all'interno di uno spogliatoio lacerato da litigi e da un ingiustificato despotismo, nonché disorientato da una gestione a due che non ha sfiorato, ma molto più... "sforato" nel grottesco.
L'auspicio e la speranza è che, da questo punto di vista, Ciullo possa rapidamente centrare l'obiettivo. Avrà però bisogno di coesione ed appoggio di tutto lo staff tecnico (De Poli in primis) al fine di isolare personaggi invadenti e nocivi con le loro continue "ingerenze". Mi fermo qui, con questa analisi basata, come da premessa e promessa che spero di aver mantenuto, unicamente sui cosiddetti dati di fatto. Non temete, però: approfondimenti, giochi di parole, analogie musicali, battute scherzose e talvolta "cattivelle", un tempo gradite anche a chi oggi se ne scandalizza, torneranno nel prossimo appuntamento infrasettimanale. Per dirla come l'incontrastato idolo di quella parte della tifoseria che (forse) s'è desta: Giovedì n'à dichiarame!