EDITORIALE

Taranto, ci vuole nell'ambiente il rispetto della Deontologia

Chi pecca di poca obiettività e va fuori binario deve regolarsi
   Maurizio Mazzarella

06 Gennaio 2017 - 20:42

Tempo di lettura: 3 minuti

Nessuno vuole dare lezioni di giornalismo a qualcuno, ne impartire regole di educazione o di comportamento, ma è molto chiaro che in alcuni casi si sta esagerando. Non è un buon momento per il Taranto. La cosa è ampiamente nota e palpabile, ma il diritto di critica, assolutamente sacrosanto, va fuori da ogni limite quando viene meno l'obiettività, il buon senso e soprattutto quando i problemi personali finiscono per incidere su informazioni, notizie ed in particolar modo opinioni.

Che il Taranto stia vivendo una situazione particolare, non deve portare ad imputare i dirigenti di colpe ipotetiche non comprovate da prove reali. Ognuno di noi ha i propri diritti, ma non deve mai andare oltre i doveri della deontologia come spesso si sta assistendo in alcuni casi che rischiano di minare l'ambiente in modo pesante.

Sia chiaro, non stiamo difendendo nessuno. Non è nostra intenzione difendere il Taranto o la sua dirigenza, visto che siamo i primi a fare critica con i nostri articoli o con le nostre trasmissioni web. Ma qui non ci sono vicissitudini personali o secondi fini. Le regole principali che vengono osservate sono la correttezza dell'informazione e della Deontologia professionale a prescindere da chi scrive, sia esso un tifoso, un giornalista o un tirocinante e poi in un secondo momento l'amore per i colori rossoblu. Perché è nella correttezza dell'informazione che il lettore deve trarre giovamento.

Ci sono momenti in cui è lecito criticare, come ci sono momenti in cui è corretto anche elogiare. Certamente ora viene facile criticare squadra, staff tecnico e dirigenza, perché i risultati sono scarsi, perché il mercato non decolla e perché l'organico è deficitario. C'è anche chi ha pagato senza motivo per chi scrive, ma questa è una semplice opinione.

Stare però lì pronti con i fucili alzati a sparare ad ogni costo anche al minimo alzare del vento ed al sentore di un fruscio, vuol dire che si tratta di critica premeditata e questo va fuori da ogni regola giornalistica, perché si tratta appunto di interesse personale. Un aspetto che mina la correttezza dell'informazione, che va fuori da ogni regola deontologica e che influenza negativamente l'utente che viene a conoscenza di notizie non conformi alla realtà.

A questo punto in certi casi la maggiore responsabilità è di quei direttori che non intervengono. Che restano in silenzio. Che non prendono le distanze dal protagonista di turno. Che non prendono la giusta posizione, probabilmente perché pensano che l'andare controcorrente porti loro un giovamento. E poi quale giovamento? Seguito di lettori? Incrementi economici? Una presunta credibilità comunque da dimostrare?

Il Taranto che piaccia o no a qualcuno è un nostro patrimonio. Un patrimonio di tutti. Come lo è la Lega Pro. C'è riconoscenza nei confronti della società e sappiamo bene che bisogna fare qualcosa per salvare una squadra che al momento vive una situazione certamente non positiva. Giusta la critica se porta ad un fine costruttivo. Ma se il rancore e la mania di protagonismo devono essere lesive nei confronti dell'informazione, è bene darsi una regolata o se ne pagheranno le conseguenze.

Maurizio Mazzarella
editore e direttore responsabile

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